Vi immaginate Camillo Benso di Cavour mungere una vacca in piazza Castello a Torino? Un giorno da allevatore a Palazzo Reale: questo il titolo della mobilitazione che si è svolta a Torino, come in tutte le altre principali città italiane. “Mungere insieme per non essere munti” e “la nostra carne per il nostro Piemonte” sono stati gli slogan che hanno fatto da leitmotiv della mattinata che ha visto susseguirsi sul palco gli interventi dei presidenti delle Federazioni provinciali di Torino e Cuneo, zone particolarmente vocate alla zootecnia.
“Voglio rimarcare come ci sia l’esigenza di estendere l’origine in etichetta, attualmente obbligatoria per il latte fresco, anche al latte Uht e a tutte le produzioni lattiero caseari – ha affermato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte – E’ fondamentale, inoltre, rendere noti i dati sulle importazioni al fine di rendere ancora più efficaci i controlli da parte degli organi preposti. Dobbiamo sostenere gli allevamenti da carne, in primis quelli della pregiata razza Piemontese, attraverso adeguati interventi di politica agricola”.
Una delegazione di presidenti e direttori delle Federazioni provinciali, unitamente allo stesso direttore regionale, ha consegnato in prefettura il dossier “L’attacco alle stalle italiane”.
Il settore zootecnico registra uno stato di profonda sofferenza: i prezzi riconosciuti allo stato attuale sono palesemente inferiori ai costi di produzione del latte sostenuti dagli allevatori e non consentono un’adeguata remunerazione del loro lavoro. Per ogni litro di latte, solo il 17% va all’allevatore. Dal 2007 ad oggi il Piemonte ha perso il 16% di allevamenti e l’importazione di latte è pari ad un terzo di quello prodotto.
Nella nostra regione, nonostante il prezzo del latte sia indicizzato, in seguito all’accordo Compral Latte – Inalpi –Ferrero che coinvolge tutte le province piemontesi, ha 260 soci ed una produzione annua del valore di 45 milioni di euro, si è registrato un calo della remunerazione agli allevatori. Alla filiera vengono conferiti 2900 quintali di latte al giorno, 1 milione e 95 mila quintali annui pari all’11% della produzione regionale. Tale strumento d’indicizzazione costituisce un riferimento esemplare nello panorama italiano.
Rimane, comunque, il problema relativo all’aumento delle importazioni di latte e prodotti caseari per cui l’attuale normativa di riferimento in materia di etichettatura non consente un’adeguata e trasparente distinzione dei prodotti nazionali con il rischio di omologazione e di sostituzione, nella fase di trasformazione, del latte territoriale con latte importato. La mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, infatti, fatta eccezione per il latte fresco ed i formaggi Dop, consente di importare latte dall’estero e trasformarlo magicamente in mozzarelle, grana e altri formaggi “italiani”, rendendo indistinta oltre il 40% della produzione nazionale.
In questo scenario, Coldiretti vuole l’intervento del Governo, delle Regioni, della Comunità europea per arrivare a rendere obbligatoria l’origine in etichetta per il latte Uht e per tutti i prodotti caseari, oltre ad attuare misure di sostegno agli allevamenti previste dal Piano nazionale di Sviluppo rurale e a promuovere latte e formaggi di qualità italiani, a partire dalle scuole. All’autorità Garante della concorrenza e del mercato, invece, si chiede anche di intervenire contro le forme di concorrenza sleale. Inoltre, in un contesto in cui quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Spagna e Francia e la quasi totalità della bresaola Igp valtellinese ha origini da zzebù brasiliani, è necessario realizzare un piano nazionale di promozione della carne bovina nata, allevata e macellata in Italia.
Per far fronte, invece, al calo dei consumi di carne bovina, passati dai 21 kg procapite all’anno ai 17, a causa soprattutto della crisi economica, Coldiretti chiede di promuovere iniziative per il consapevole, corretto ed “educato” consumo di carne bovina italiana, la più controllata al mondo e di mettere in atto, anche attraverso il Programma di Sviluppo rurale, strumenti atti a favorire l’aggregazione della filiera, riequilibrando il rapporto con la Gdo. “ Parimenti a quanto richiesto per il latte, è opportuno rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di carne in Italia e recepire, in tempi brevi, a livello nazionale, il regolamento Ue 1337 del 2013 riferito alle nuove norme sull’etichettatura delle carni fresche, con l’indicazione obbligatoria dell’origine. – sostiene Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte – Occorre anche incentivare, attraverso adeguate scelte nella Pac la linea vacca-vitello che aiuterebbe a rendere l’Italia autosufficiente sul settore carne”.
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A cura di MB