Il Consiglio di Stato blocca le coltivazioni transgeniche rigettando il ricorso presentato dall’agricoltore friulano Giorgio Fidenato a tutela del mais Ogm. E mentre Fidenato annuncia di essere pronto a una nuova semina, nonostante il divieto ribadito dalla giurisdizione amministrativa, esulta Slow Food Italia.
Il presidente dell’associazione, Gaetano Pascale, affida a una nota il commento alla sentenza che chiude le porte all’Ogm nell’agricoltura italiana: “La sentenza del Consiglio di Stato, oltre a riconoscere l’importanza del divieto di coltivazione del mais Mon810, ci incoraggia a promuovere un modello di agricoltura fondato sulla tutela della biodiversità e delle produzioni identitarie che rischierebbe di essere seriamente compromesso dall’introduzione di colture geneticamente modificate. Ora ci batteremo per riuscire a evidenziare in etichetta le filiere completamente gm free, garantendo così ai consumatori di scegliere il loro cibo in totale trasparenza e tutelando anche il lavoro di quegli agricoltori rispettosi della natura e delle sue regole”.
Oggetto della diatriba giudiziaria è il seme del mais prodotto dalla multinazionale Monsanto. La “ricetta” genetica del Mon810 prevede l’arricchimento del dna della pianta con un gene estratto da un batterio capace di produrre tossine letali per i parassiti del mais. In Europa e nel mondo, la coltivazione è stata autorizzata Cina, Giappone, Brasile, Argentina, Stati Uniti e in alcuni paesi dell’Ue. Vietato espressamente in Austria, Grecia, Germania, Ungheria, Francia e Lussemburgo, oltre che in Italia dove è stato messo fuori legge con un decreto del 2013.
Nel frattempo l’agricoltore Fidenato, stando a quanto riporta la stampa locale tra Veneto e Friuli, avrebbe annunciato una nuova semina in serra che – sempre secondo le indiscrezioni delle ultime ore – potrebbe avvenire questa domenica tra Udine o Pordenone, su terreni di sua proprietà.
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