“At the going down of the hun and in the morning, we will remember them” (Al calar dell’unno al mattino, noi lo ricorderemo). Così i supporters del Celtic accolgono l’ingresso in campo dei loro cugini, ricordando la loro caduta, il drammatico fallimento del 2012, riadattando l’”Ode of Remembrance”, ossia l’ode in memoria dei caduti nella Prima Guerra Mondiale, ricorrenza molto cara alle autorità e al popolo Britannico e di conseguenza ai tifosi dei Rangers, che rispondono goliardicamente ai sostenitori del Celtic “The monkeysdied” (le scimmie morte). Insomma la “Vecchia azienda” è capace di scaldare immediatamente gli animi dei suoi partecipanti creando un unico legame tra tifosi e giocatori.
E’ risaputo che l’OldFirm non è solo una partita di calcio che vede affrontarsi il Celtic di Glasgow e i Rangers, una delle tante stracittadine del mondo calcistico. E’ molto altro. E’ uno scontro di civiltà, di etnie, di religione che vede contrapporsi da un lato i cittadini di Glasgow di origine irlandese, cattolici e sostenitori dell’indipendenza della vecchia Patria, che nel lontano 1887 fondarono il Celtic, e dall’altra i cugini scozzesi protestanti, lealisti, riunitisi sotto le inconfondibili insegne blu e bianche dei Rangers.
E’ probabilmente uno degli eventi sportivi più pericolosi e violenti che la storia abbia mai ricordato, basti pensare che i primi scontri si sono avuti sin dal 1909 e che, solo nel periodo che va dal 1996 al 2003, la “Vecchia Impresa” ha fatto ben 8 morti e centinaia di feriti.
Insomma quando queste due squadre e questi due popoli si incontrano sugli spalti e sul campo, non solo dividono l’intera Glasgow, ma probabilmente l’intero Regno Unito, che, per quei mistici e sospirati novanta minuti, sembra fermarsi per assistere al match.
Lo stesso è accaduto l’1febbraio 2015, quando le due squadre di Glasgow sono tornate ad incontrarsi per disputare la semifinale di Coppa di Lega Scozzese in uno stracolmo Hampden Park, stadio neutro che ospita la nazionale scozzese di calcio. L’atmosfera che poteva cogliersi era surreale. Da una parte degli spalti si alzava un muro verde, erano i tifosi del Celtic. Tra di loro moltissimi sventolavano orgogliosi il tricolore irlandese, simbolo di unità e lotta di un intero popolo che rivendica da anni la propria indipendenza dal Regno Unito. A contrapporsi vi erano i vessilli blu dei cugini dei Rangers, che si stagliavano sulle gradinate opposte. Loro, lealisti e protestanti da generazioni opponevano fieramente l’Union Jack, bandiera dell’intero Regno della Gran Bretagna. Sin da alcuni minuti precedenti il fischio d’inizio si poteva dire che l’incontro fosse iniziato. La colonna sonora tipica di questa stracittadina si alzava dallo stadio. Erano iniziati i cori, i soliti sfottò che le tifoserie da più di un secolo si lanciano e con essi venivano esposti i primi messaggi che,due diversi popolicostretti a convivere quotidianamente, si inviavano.
E se da una parte i tifosi dei Rangers rivendicavano su enormi striscioni bianchi sempre e immancabilmente accompagnati dalla bandiera del Regno, le proprie origini, la propria fedeltà alla squadra che nel 2012, dopo un disastroso fallimento, è stata costretta a ripartire dalla quarta categoria, dall’altra i tifosi del Celtic, qualche minutoin seguito al fischio d’inizio hanno srotolato un’enorme striscione che è andato a ricoprire tutto il settore che li ospitava. Su di esso veniva goliardicamente ricordato proprio il fallimento dei cugini . E se da una parte vi erano tifosi che per manifestare la propria appartenenza religiosa e vicinanza al gruppo irlandese si erano travestiti da Papa, dall’altro erano numerosissimi i messaggi inneggianti la monarchia Britannica. Insomma l’Hampden Park ancora una volta è stato contenitore di uno spettacolo unico al mondo, che ricorda tuttavia, costantemente, i due blocchi etnici e religiosi che quotidianamente trovano a incontrarsi e a scontrarsi sulle sponde del fiume Clyde.