
Nella vita reale si sentono gli odori. Succede anche negli stadi e sui campi di calcio. In televisione, no. Nelle dirette Sky, purtroppo, gli odori non arrivano. Ancora. Però ci dovrebbero pensare. Perché è un peccato per chi sceglie di restarsene a casa a seguire la partita della sua squadra del cuore sdraiato sul divano. Forse, in quella posizione, gli arrivano gli odori del sugo che bolle in cucina. Ma chi ha frequentato un po’ gli stadi sa che non è proprio la stessa cosa.
Lo stadio è un animale: è terra, è erba tagliata di fresco, è folla. E’ gli odori di tutte queste cose che si mescolano. Una volta era anche l’odore rassicurante di noccioline tostate e sbucciate. Poi quello acre dei fumogeni e quello irritante dei lacrimogeni. L’odore di polvere pirica dopo l’esplosione di un petardo, prima dei Daspo.
Lo stadio è anche il susseguirsi delle stagioni, che davanti alla tv di Sky si avverte molto di meno. E’ l’odore delle prime piogge autunnali che ti fa capire come sia arrivato il momento di rimettersi a lavorare dopo la pausa e i sogni dell’estate. Il tempo di cominciare a mettere fieno e punti in cascina per far crescere le speranze e la classifica. Dopo la semina d’autunno, arrivano i profumi dell’inverno, l’umidità, il freddo che fa serrare le fila dei tifosi. Infine il tempo della raccolta, la primavera; quando si fanno i conti per sistemare la classifica, per strappare la sospirata salvezza, per conquistare la promozione, o la vittoria inseguita da tanto tempo. E’ comunque la stagione degli odori forti, anche allo stadio; del sudore di chi ti esulta vicino (ed è l’unica volta che riesci a sopportarlo senza storcere la bocca), di chi ti abbraccia per festeggiare insieme.
Lo stadio è un animale. Anche per i rumori che fa. Nessun sistema dolby surround riuscirà mai a rendere il boato della folla dopo un gol come lo sente chi sta dentro il catino di uno stadio. Nessun impianto hi-fi ti farà sorridere come quando senti dal vivo i lazzi dei tifosi della curva dietro al portiere avversario al momento del rinvio. Nessun impianto per quanto sofisticato è in grado di rendere l’emozione di un coro d’incitamento che parte dalla curva e s’impossessa poi di tutto lo stadio fino a diventare un ruggito.
Per tutto questo lo stadio è e resterà sempre un animale, che – in quanto tale – non sarà mai in grado di farsi intervistare dai microfoni di Sky. Al limite potrebbe rilasciare un ringhio. Oppure un ghigno. Ma sempre animalesco.