Le destre che guardano alla Lega, il ruolo dell’Europa, l’utilizzo dei fondi strutturali, l’immigrazione e il disastro di Mare Nostrum: su questi temi il nostro Fernando Massimo Adonia ha intervistato Salvo Pogliese
Emorragia di voti a destra verso la Lega? Ammette Salvo Pogliese: «Il nostro elettorato è disorientato». Lo dice da europarlamentare di Forza Italia nato e cresciuto nel Fronte della gioventù. Un bagaglio di valori che pesa. Anche per questo il nuovo corso berlusconista a trazione Pascale non gli piace affatto. E va dritto senza peli sulla lingua: «Penso alle boutade sui diritti civili, allo Ius soli. Insomma, il nostro elettorato è andato verso il Carroccio perché non si sente più rappresentato dal nostro partito».
E allora?
«La ricetta è di tornare a parlare il linguaggio del centrodestra. Sono convinto che dentro le percentuali sempre crescenti di astensionismo si possa recuperare elettorato».
Partendo dai temi dell’immigrazione?
«Guardi, in commissione a Bruxelles mi sono espresso con chiarezza in nome di Forza Italia. Per noi l’esperienza di Mare Nostrum si è dimostrata un disastro assoluto, un’eresia. Ha fatto da moltiplicatore degli sbarchi. L’incremento è stato dell’823%. Mentre il numero dei morti è quintuplicato. L’operazione Tritone ha già un profilo diverso, con la partecipazione di 26 paesi membri su 28. Mentre la nostra Marina non sarà più costretta ad agire in acque internazionali».
Ma il problema per le coste italiane resta.
«Credo che sulla gestione degli sbarchi bisogna intervenire a monte e non a valle, cooperando con gli stati nordafricani. Certo, in Libia ci sono problemi d’interlocuzione politica. Ma è necessaria un’inversione di rotta, aiutando le popolazioni all’interno dei propri territori. Inoltre, vanno attuate politiche di accoglimento in proporzione agli stati membri. Ci vuole poi più fermezza con chi non vuole stabilire un percorso di legalità».
L’Europa saprà essere vicina all’Italia come s’invoca da più parti?
«Sono siciliano e noi siciliani abbiamo un retaggio culturale assai pesante che è quello del piangerci spesso addosso. Intendiamoci. L’Europa ha delle regole rigide che devono essere puntualmente rispettate. E noi siamo spesso refrattari alle regole. Sui fondi strutturali, ad esempio, ci siamo caratterizzati per la loro perdita grazie a meccanismi fraudolenti».
E chi lo dice?
«Secondo l’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode, ndr) l’Italia è il primo paese in Europa a attuare frodi nell’utilizzo degli stessi fondi. Come se non bastasse, la Sicilia è la regione in cima alla black-list italiana. Dobbiamo quindi fare un grosso mea culpa generale».
Non è che si sta scoprendo un europeista un po’ troppo convinto?
«Al di là di quello che comunemente si crede, l’Unione non è solo numeri. Mettiamola così: l’Europa ha un piccolo cuore che deve battere sempre più forte».