Paolo Isotta, insigne critico musicale, scrittore ed editorialista del Corriere della Sera, è intervenuto su RadioUno, intervistato da Giorgio Dell’Arti. Nell’occasione ha presentato il suo nuovo libro “La virtù dell’elefante”, raffinata autobiografia scritta per Marsilio.
Dell’Arti. Ero abituato, perché siamo amici, a chiamarti Maestro. Tu invece non vuoi essere chiamato Maestro come hai spiegato in un’altra lettera che hai scritto. “Ciamame mona”, come diceva il sommo Antonio Guarnieri al cameriere, perché ormai tutti si chiamano Maestro e quindi tu non vuoi essere chiamato Maestro.
Isotta. “Abbiamo costituito una cooperativa che comincia con Riccardo Muti e finisce con Francesco Libetta, è decrescente in ordine di età”.
Persone che non vogliono più essere chiamate maestro. Voglio presentare bene Paolo Isotta, grandissimo critico musicale. Tu hai tanti nemici ma hai anche tantissimi ammiratori che ti scrivono…
“Ho pochi nemici”.
Questo lo dici nel libro ma non è poi così vero… Insomma.. La Virtù dell’elefante: la musica i libri gli amici e San Gennaro. Questo libro è la storia della tua vita ma raccontata con uno stile direi nuovo e originale. Prendi un pezzo della tua vita per ogni capitolo e poi racconti aneddoti che si riferiscono a quel periodo però con un sapiente disordine, associando le idee, passando da un argomento all’altro, dall’alto al basso, dal sesso alla musica, da Dio e la religione ai femminielli, mettendo insieme tutto ciò che fa della vita qualcosa di degno di essere vissuto, siamo contemporaneamente angeli e demoni e tu non hai paura di far vedere né il tuo lato angelico né il tuo lato demoniaco. In questo il libro è straordinario. L’impressione è che tu l’abbia scritto quasi di getto e invece io sono sicuro di no.
“E’ stato scritto di getto perché è stato cominciato il 16 luglio 2013, giorno della Madonna del Carmine, che a noi napoletani è carissima, ed è stato finito, compreso tutto, correzioni di cinque giri di bozze a luglio 2014”.
Un anno per un volume di quasi 600 pagine. Sì l’hai scritto di getto. Non c’è una seconda versione, la prima versione è quella buona.
“E’ andato crescendo e nello stesso tempo correggendosi mano a mano nel tempo. Ho avuto la fortuna di essere stato rifiutato da sei editori, e dopo sono caduto nelle mani della Marsilio che mi ha fatto una cura editoriale straordinaria”.
E dunque questa è la storia del libro. Come leggi i giornali alla mattina?
“E’ molto semplice. Quando torno dall’essere stato al parco con il cane li compro, ma io in realtà leggo pochissimi giornali, perché prendo il Corriere della Sera, con particolare attenzione al Corriere del Mezzogiorno, che era diretto da Marco Demarco e adesso è diretto da Antonio Polito, poi prendo Il Giornale, soprattutto perché Vittorio Feltri è uno dei miei amici del cuore e il Foglio. Quindi leggo tre giornali”.
Ma che leggi? La politica la leggi o vai subito alla cultura o ti interessa solo la seconda parte? Quella che Scalfari chiama parte di grazia.
“Devo dire la verità. La mia passione è la cronaca nera, quindi io guardo subito la cronaca nera”.
Quindi ad esempio hai seguito il caso Cucchi? Una delle storie che è sui giornali anche stamattina.
“Certamente, questa è una cosa allucinante. Mi sono fatto l’idea che Cucchi non sia morto per crudeltà ma per qualcosa di peggio. Per la burocrazia”.
La storia principale di oggi è secondo me la storia della ragazza americana che si è effettivamente suicidata. Ti dico la verità, io avevo pensato all’inizio che fosse una truffatrice. Lo dico e me ne vergogno un po’ perché la diffidenza forse non si deve spingere fino a questo punto, ma Brittany per questo desiderio di farsi vedere, desiderio di comunicare che voleva togliersi la vita per il cancro al cervello incurabile che le avevano diagnosticato mi aveva dato l’aria all’inizio di una che diceva bugie e invece si è ammazzata veramente e credo che sia la storia più importante di oggi.
“Io essendo cattolico non dovrei ammettere la liceità del desiderio di porre fine anticipatamente alla propria vita di fronte a sofferenza intollerabili. Invece non riesco a sostenere questo punto di vista cattolico ortodosso e sono dell’avviso che il signore stesso comprenda la necessità di morire prima quando non si sopporta più il peso della vita. E’ vero che la sofferenza è un dono di Dio anch’esso però noi siamo fragili e certe volte questo dono è troppo pesante da portare”.
Sono d’accordo anche io. Ho scritto sulla Gazzetta dello Sport, sai che tutti i giorni devo occuparmi del fatto del giorno e ho concluso l’articolo di stamattina che era dedicato proprio alla ragazza americana con questa domanda: la Chiesa dice che è inammissibile, ma Dio può permettersi di mandare all’inferno una ragazza che ha fatto questa scelta? Tu ci credi all’Inferno?
“Credo che l’Inferno esista ma credo che quando ci sarà l’Apokatastasis panton, cioè il ritorno dell’Universo allo stato originario, tutti verranno perdonati, compreso Lucifero”.
Ho letto qualcosa nei gironi scorsi su questa posizione. Non tutti sono d’accordo e non tutti dicono che è giusto.
“Di fronte all’immensità del perdono non esistono il giusto e l’ingiusto”.
La storia della ragazza americana è collegata in qualche modo all’articolo che hai scritto stamattina sul Corriere della sera commentando molto favorevolmente un libro di Sandro Cappelletto su Schubert, hai parlato di Schubert e hai parlato di questi musicisti che sono morti giovani e hai introdotto il tema del perché si muore giovani. Hai parlato di Pergolesi, Bellini e naturalmente di Schubert è morto a 31 anni se non ricordo male e ti potrei aggiungere, visto va per la maggiore il film di Martone, anche Leopardi, morto a 38 anni. La morte giovane è vero che tocca a quelli che sono cari agli dei.
“Non credo, purtroppo non è così. Questo potrebbe valere per Mozart il quale secondo me quando è morto si era espresso completamente. Non è il caso di Schubert il quale quando è morto aveva dato un ricco tesoro ma aveva portato nella tomba speranze ancora più ricche”.
Come fai a dire che Mozart aveva detto tutto quello che aveva da dire? Non è possibile che dopo i 35 anni ci sia ancora uno sviluppo, un complicarsi? E’ vero ad esempio per Rossini che diceva che le note dopo la prima metà della vita non gli andavano più addosso ma era lui che doveva andare a cercarle. Dopo i 35 anni non ci può essere una svolta? Nel tuo libro tu stesso dici tante volte: allora ero giovane, immaturo, non capivo quello che ho capito dopo.
“Sono un uomo comune, Mozart è un essere divino. Io voglio dire che si era espresso in una misura talmente completa che mi riesce difficile immaginare cosa avrebbe potuto fare dopo”.
Ho capito che la politica non ti interessa, ma tu sei di destra?
“Non riesco a capire neanche io cosa sono. Sono stato di destra tutta una vita. Non sono mai stato anti fascista, e sono stato fascista. Adesso non lo sono più ma non sono certamente antifascista”.
Libero ha fatto un’intervista a Salvini e l’aria di Salvini e di Libero è che il nuovo capo della destra potrebbe essere Salvini che ha riportato la Lega in auge dopo gli scandali.
“Salvini ha avuto l’intelligenza di puntare su temi che tutta la popolazione sente fortissimamente e che la classe politica illiberale non vuole toccare perché è coinvolta con i suoi stessi privilegi e la sua stessa cattiva coscienza. Salvini è un milanesone ma a me napoletano è molto simpatico”.
Quindi potresti votare Salvini.
“Sì, non c’è dubbio”.
L’articolo di politica più interessante l’ha scritto Roberto D’Alimonte sul Sole24ore in cui analizza il tema di Renzi e della sua minoranza. Dice che “E nell’Italia di oggi il Pd di Renzi può legittimamente aspirare a diventare un partito tendenzialmente maggioritario. Anzi, lo è già. Lo hanno dimostrato le elezioni europee e lo confermano i sondaggi. Per quanto poco attendibile possa essere il singolo sondaggio, la media dei sondaggi dell’ultima settimana ci dà pur sempre una indicazione di tendenza che conferma come il partito di Renzi sia stabilmente intorno al 40% delle intenzioni di voto. Una percentuale straordinaria di questi tempi che si spiega solo con l’appeal che il premier ha in settori dell’elettorato che non hanno mai votato Pd o altre formazioni di centro-sinistra. Due volte in tempi recenti la sinistra italiana ha perso l’occasione di allargare la sua base di consensi. Sia nel 1994 che nel 2013 c’erano milioni di voti disponibili. Milioni di elettori delusi che avevano abbandonato le vecchie appartenenze. Ebbene, in entrambe le occasioni la sinistra si è presentata a questo appuntamento storico con proposte vecchie che non hanno saputo cogliere la grande voglia di cambiamento dell’elettorato italiano.” E successivamente dice “solo una cosa manca a Renzi per completare il suo disegno strategico: una riforma elettorale che trasformi il suo 40% di voti in una maggioranza assoluta di seggi.” E’ noto che lui vuole che il premio sia dato alla lista e non alla coalizione. Che ne dici? Ti piace Renzi? Ci credi?
“Renzi mi piacerebbe ma non mi piace. Mi piacerebbe perché annuncia di voler apportare dei cambiamenti al modo stesso di concepire la politica in Italia anche se non fa che raccogliere l’eredità di Berlusconi, anche se lo fa in modo diverso, giovanile. Non mi piace perché ho l’impressione che sia solo un comunicatore ma che non riesca a realizzare alcunché e in fondo non gli dolga nemmeno di realizzare alcunché. Questa è la mia impressione. Questo è un punto che mi divide da Vittorio Feltri”.
Tu pensi che Feltri a Renzi ci crede?
“Lo appoggia”.
Ma il Giornale non lo appoggia.
“Vittorio Feltri è Vittorio Feltri. Oserei dire che il Giornale sia un’appendice di Feltri”.