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Home Politica

#Occupy An. Iorio: “Un nuovo Movimento sociale per dare una casa a una comunità dispersa”

by AR
19 Dicembre 2014
in Politica
0
occupazione_via_scrofa_msi
(Adnkronos)

Hanno occupato la sede della fondazione Alleanza Nazionale “per evitare che un intero patrimonio politico rimanesse bloccato” ma soprattutto per ridare “una famiglia” a una comunità disorientata. Alfredo Iorio, responsabile della sezione Prati di via Ottaviano a Roma (luogo storico che ha conosciuto il sacrificio di Mikis Mantakas, studente del Fuan ucciso dalla violenza della sinistra extraparlamentare), spiega così le ragioni del gesto e le prospettive di un Movimento sociale nella Terza repubblica.

Perché avete scelto di occupare via della Scrofa?

Perché abbiamo l’esigenza di dare una prospettiva politica a centinaia di giovani che ci seguono e che abbiamo paura possano sbagliare come hanno sbagliato i dirigenti che hanno portato i ventenni di vent’anni fa a scenari inquietanti, cioè alla fine di un vicolo senza uscita.

Intende lo scenario aperto da Mafia Capitale che vede coinvolto anche il mondo della destra romana?

Il fallimento di una classe dirigente include anche quest’aspetto che può essere ancora più deleterio perché questa situazione taglia le gambe a una prospettiva. Perché se la politica “fa schifo”, se la destra di governo che doveva cambiare qualcosa ha fatto schifo e ha prodotto dei figli mostruosi come le amministrazioni che nel tempo si sono succedute a Roma, è chiaro che bisogna fermare questa tendenza. E fa impressione questo, a maggior ragione sapendo come l’unico soggetto che abbia sconfitto la mafia sia stato proprio il fascismo. E la storia della destra, che ha visto i suoi ragazzi morire negli anni ’70, non può essere macchiata dall’accusa di mafia: questo è il peggior destino che possa capitare a un combattente.

Se lo chiedono in tanti in questi giorni. Perché avete scelto di ripartire dal Movimento sociale e non da Alleanza Nazionale?

Perché oggi l’Italia non ha bisogno di partiti. Quest’Italia marcia senza riferimenti, senza nulla, ha bisogno di famiglia, di comunità. E il Movimento sociale era una famiglia, una comunità. Poi è diventato una corrida, un Colosseo dove c’erano bande e correnti che litigavano per i Consigli di amministrazione. E abbiamo visto tutto questo che cosa ha portato: abbiamo visto dei minideputati di diciotto anni che pensavano già alle preferenze e ai cda: questo era un processo che andava fermato. Adesso c’è bisogno di un nuovo inizio. Chi è che può dare questo? Per quanto ci riguarda una famiglia che abbia basi certe: il Movimento sociale con la sua questione morale anche se i presupposti sono ovviamente diversi.

Lei propone un nuovo partito o si immagina un movimento di opinione?

Questa occupazione, stranamente, non parte da condanne contro chi ha rappresentato la politica in questi anni: non ce ne frega nulla. Questa azione ha prospettato l’esigenza della rinascita della politica attraverso un movimento: noi l’abbiamo chiamato sociale. Cerchiamo di aggregare tutti, siamo pronti a ogni tipo di prospettiva. Vogliamo ripartire da zero. Abbiamo ricevuto già lodi e critiche, pensando a logiche correntizie. Ma, ripeto, a noi tutto questo non interessa. Dovevamo far sì che tutto il patrimonio politico del Msi, di An, non servisse a non costruire nulla, con questa classe dirigente – Gasparri, Meloni, Alemanno, La Russa – che non riesce a trovare una via d’uscita. E che così porterebbe un mondo a fare quello che vuole Berlusconi.

Ossia?

Ad appoggiare la Lega Nord. Attenzione, non è una questione anti-Lega la nostra. Ma – siccome non siamo stupidi – non intendiamo appoggiare chi oggi ci viene imposto come unica via d’uscita, ossia Matteo Salvini. Come Berlusconi negli anni ’80 ci ha massacrato con le veline nelle tv private e poi con delle veline che sono diventate politiche, oggi ci troviamo con un politico denudato con la cravatta verde e non è il modello del Movimento sociale.

Ritorna la freddezza che ha contraddistinto i rapporti tra destra e Lega?

Guardi, ho collaborato con la Lega nel 1999 quando Bossi ha fatto perdere Berlusconi. Il punto è che abbiamo dato troppa fiducia a questo imprenditore che non è stato un vero oppositore della sinistra, oggi ha dato il potere a Renzi. E poi io a seguire la ricetta di Salvini che sostiene la flat tax berlusconiana non ci sto: pensare che un imprenditore del Nord debba pagare il 15% come un calabrese impiegato che guadagna 1200 euro al mese lo trovo insostenibile. Detto ciò, proprio nella Lega, per esempio, vediamo che già un Flavio Tosi potrebbe diventare un interlocutore per un progetto politico più ampio. Ma questo lo potremmo fare con la dignità di un mondo che viene dal Movimento sociale, non aderendo alla lista di qualcun altro.

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