L’Occhio di Sauron non veglierà sulle notti di Mosca. Pochi giorni fa un gruppo di artisti russi aveva annunciato di voler realizzare un’installazione luminosa raffigurante l’immagine-simbolo dell’Oscuro Signore di Mordor, l’antagonista principale nel “Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien.
L’ologramma avrebbe dovuto essere proiettato per una notte da uno dei grattacieli di Moscow City, il distretto finanziario della città, accompagnando l’uscita del terzo e ultimo capitolo della trilogia de “Lo Hobbit”.
Questa volta a fermare l’incedere di Sauron non sono state le armate di Gondor e Rohan, ma le proteste della Chiesa ortodossa: per voce dell’arciprete Vsevolod Chaplin, il Patriarcato di Mosca si è detto preoccupato che un “simbolo del male trionfante” potesse torreggiare sulla capitale russa.
A stretto giro il collettivo “Svechenie”, che aveva ideato l’installazione artistica, ha deciso di rinunciare al progetto, spiegando su Facebook di “non aver previsto che un omaggio da fan dell’opera di Tolkien avrebbe provocato una tale reazione da parte del pubblico”.
Una delusione per i tolkieniani di tutto il mondo, anche perché nel corso degli anni non sono mancate le letture simboliche dell’opera, nelle quali spesso si è creduto di identificare nella tirannia disumana di Sauron una metafora del sistema sovietico. Dal canto suo l’autore del “Signore degli Anelli” e de “Lo Hobbit”, che pure fu un cattolico conservatore e fervente anticomunista, ha sempre respinto qualsiasi interpretazione allegorica.
Eppure c’è motivo di credere che nemmeno a lui, critico verso la modernità industriale in tutte le sue forme, sarebbe dispiaciuto vedere l’ombra nera di Mordor associata al panorama in cemento e cristallo di Moscow City, tra quattro dei dieci grattacieli più imponenti d’Europa.
Per ironia della sorte, la capitale russa fu nota in passato come “la città dalle bianche pietre”, proprio come la Minas Tirith che nella saga dell’Anello resiste all’assedio delle forze del Male. Chissà che non sia stato il suo cuore antico, ormai sventrato dall’urbanistica sovietica e contemporanea, a ribellarsi a Sauron.
In ogni caso, con buona pace di Reagan e dei neocons, era destino che Mosca non dovesse più ricoprire il ruolo di capitale dell’”Impero del Male”, nemmeno per una notte.