Come iniziò ”Mani Pulite”? Con l’arresto di un certo Mario Chiesa, preso con le mani nel sacco (una tangente di 7 milioni di lire nascosta nelle mutande). E finì radendo al suolo la Prima Repubblica, dopo una stagione tremenda di arresti e intimidazioni. Parecchi ci lasciarono la vita: Cagliari, Gardini, Moroni, Craxi. ”Mafia Capitale” invece non ha intercettato nessun fatto concreto, nessuna tangente, solo alcune telefonate nelle quali gli imputati si vantavano di avere mezzo mondo ai propri ordini. E siccome in questa inchiesta non c’è niente di concreto, gli inquirenti anziché contestare il reato di corruzione hanno contestato il reato di mafia. Questa inchiesta è una bufala. Ma i pochi garantisti che ancora circolavano nel dibattito pubblico sembrano spariti. Aiuto!
Il 17 febbraio 1992, quando ricopriva la carica di presidente del Pio Albergo Trivulzio, a Milano, Mario Chiesa, dirigente del partito socialista, venne colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire (3.500 euro, circa) dall’imprenditore Luca Magni, che gestiva una piccola società di pulizie e voleva assicurarsi un appalto. Da lì nacque ”Mani Pulite” che pose fine alla prima Repubblica e al periodo migliore della democrazia italiana.
Stavolta – a differenza da allora – nessuno è stato colto con le mani nel sacco. La retata è nata da una attività vastissima di intercettazioni e da un numero incredibile di sciocchezze dette al telefono da tre o quattro persone fra le quali questi due strani personaggi che sono Carminati e Buzzi. A differenza dal ’92, pare, nessuno è stato preso mentre intascava una tangente, o mentre la chiedeva, o mentre minacciava qualcuno per averla. Allora il pool di Milano inquisì molte migliaia di persone per concussione o corruzione (non per mafia…). Ci furono 4.500 arresti, 25 mila avvisi di garanzia, una decina di suicidi e dopo alcuni anni 1300 tra condanne e patteggiamenti. La maggioranza delle persone passate per la prigione non fu condannata.
Ci ha insegnato qualcosa ”Mani Pulite”? No.
L’inchiesta su ”Mafia Capitale”, che sembra molto meno solida di ”Mani Pulite”, ha suscitato entusiasmo generale. Nei giornali, tra la gente, anche nella politica. La discussione politica che si è aperta non ha ri- guardato il merito dell’indagine, non ha messo in discussione i suoi eccessi di spettacolarità, neppure la fragilità dell’accusa di associazione mafiosa, non ha sfiorato l’eccesso di protagonismo dei magistrati, non ha avanzato nessun dubbio sulla strabordante utilizzazione delle intercettazioni, sulla discrezionalità della loro interpretazione, sull’illegittima e interessata distribuzione ai giornali, e sul loro uso assai discutibile. Niente di tutto questo. La discussione che è in corso verte esclusivamente su come la politica deve punire i suoi esponenti prima ancora che qualunque responsabilità sia accertata.
E questa posizione ha unificato stavolta, senza esclusione, non solo i rappresentati del fronte molto esteso e molto potente, dei giustizialisti, ma ha finito per aggregare anche un gran numero di leader che negli anni passati avevano tentato di navigare sulla barca garantista, e che improvvisamente ne sono scesi.
Chiedere lo scioglimento del Consiglio comunale di Roma è una follia. Il consiglio comunale è stato eletto, il sindaco Marino ha vinto le elezioni democratiche, ed assegnare ai giudici il potere di spedirlo a casa – neppure con un avviso di garanzia a lui, ma addirittura con un avviso di garanzia a un suo assessore – è la resa definitiva e totale, senza condizioni, della politica alla magistratura. E’ la sconfitta, la morte di una politica che si genuflette all’arroganza di un giornalismo ”linciatorio” , privo di struttura, asservito alla potenza del potere giudiziario. Immagino che voi come me avrete letto le intercettazioni distribuite dai magistrati ad alcuni grandi giornali (come premio per la loro fedeltà).
In nessuna di queste intercettazioni c’è niente di concreto. Si riferiscono tutte a discorsi di un gruppetto di esaltati che sostiene di avere il mondo in mano e di tenere ai propri ordini leader politici, amministratori, e varia gente potente. Non c’è mai un leader politico che prende un ordine da loro. Che dice signorsì o ringrazia per una tangente. Non c’è nessun riscontro. Sono frasi sconnesse che sicuramente alludono a pratiche di corruzione e di degrado politico, che certamente esistono e delle quali è giusto indignarsi. Ma che in nessun modo costituiscono prove di reati concreti.
Dire per telefono a un amico ”Io a quello lo faccio strillare come un’aquila spennata” è una cosa che a me non vorrebbe in mente. Però, ad esempio, ”io a quello lo gonfio…” credo che sia una frase che io talvolta ho pronunciato al telefono, eppure vi assicuro che non ho mai gonfiato nessuno e nemmeno ho pensato di farlo, e che non esercito usura e non distribuisco tangenti…
Questa inchiesta a me sembra che sia una bufala. Non perché a Roma non esista la corruzione ma perché il sospetto che esista è l’unica cosa concreta che emerge da questa carte e dalla retata.
Fa paura la scomparsa dei garantisti. A partire da Berlusconi, da Forza Italia, che invece chiede che sia mandata a casa la giunta Marino. E da Renzi, che in passato aveva fatto vedere una certa avversione al forcaiolismo, e che invece ora sembra solo cercare un po’ di consenso nei giornali e nel popolo che lincia. (da Il Garantista)