“Ecco qua: tavolo ribaltabile. Taaac! Sedia rotante. Tac”. Difficile guardando non pensare a Renato Pozzetto, giovane contadino emigrato in città di “Ragazzo di Campagna”, se guardiamo la casa madrilena della graphic designer Yolanda Pila.
Yolanda ha poco, anzi troppo poco spazio per vivere. La soluzione per un’abitabilità accettabile arriva dallo studio di architetti PKMN (si pronuncia Pacman). Qui a differenza della mini (ma proprio mini) appartamento milanese di Pozzetto con oggetti a scomparsa, gli architetti hanno pensato a muri mobili.
Ecco che Yolanda può contare su tutti gli spazi della casa semplicemente spostando le pareti , che scorrono facilmente grazie a delle rotelle. Un piccolo gesto e appare la cucina con i suoi 15 metri quadrati di spazio. Basta poi riportare la parete nella sua posizione originale e la vediamo ritrasformasi in una libreria. Non lo credete possibile? Date un’occhiata al video
Inoltre ogni singola unità mobile in simil legno (quello utilizzato negli uffici per intenderci) contiene anche 150 metri cubici di spazio interno per conservare gli oggetti e non lasciarli alla vista di tutti. Una soluzione intelligente ed economica: i materiali utilizzati dagli architetti per creare i pannelli mobili li potete trovare in qualsiasi negozio di bricolage e fai-da-te.
Il progetto della studio di architetti si chiama “All I Own House” e si ripromette di ricreare uno spazio abitativo essenziale in contesti in cui a malapena si riuscirebbe a creare una stanza. E rimane un’ottima soluzione anche quando si hanno ospiti a casa e non si ha il tempo di lavare i piatti. Un gesto e la cucina – con il suo sporco – sparisce dalla vista. “Tac!”, direbbe Pozzetto.
Il video nasce in realtà anche per far riflettere sull’eccessiva smania che abbiamo di accumulare oggetti nei nostri spazi abitativi, come racconta anche il cofondatore dello studio, il designer Carmelo Rodriguez. “Ogni nostro oggetto ha la sua storia privata – scrive Rodriguez sulla descrizione del video – e così come noi cresciamo e cambiamo, così cambiano i nostri oggetti, che spesso buttiamo via. A volte però riusciamo a resistere e li conserviamo; possiamo quindi con facilità venire rappresentati dai nostri oggetti”.
Nessuno dei nostri oggetti è immutabile e infinito sembra volerci suggerire l’architetto. D’altronde se Yolanda Pina riesce a far a meno degli spazi fisici nella sua casa, preferendogli un’impostazione più “dinamica” degli ambienti, perché non potremmo noi far a meno di qualche oggetto nelle nostre vite?
Al di là delle riflessioni filosofiche e materialistiche, All I own house rimane, oltre ad un’interessante video che mostra un modo diverso di guardare la quotidianità degli spazi fisici, anche una soluzione intelligente alla carenza di spazio nei nostri appartamenti. Insomma, la parola d’ordine è “funzionale”.
Per maggiori info visitate il sito del progetto: http://www.pkmn.es/ALL-I-OWN-HOUSE