Dopo tanta attesa, lo scorso 3 novembre è uscito l’ultimo album dei Folkstone, Oltre…l’abisso. Per chi non li conoscesse sono un gruppo bergamasco di folk-metal-rock che ha appena messo all’attivo il loro quinto album. Decisamente fuori dai canoni, sono riusciti a mettere splendidamente insieme varie sfumature musicali, creando una miscela unica, che mi azzarderei a definire overwhelming rock.
I nostri “musici errabondi” sono stati in grado di declinare in altre e nuove maniere la loro volontà di canto libertario. Già con il singolo, con video annesso, uscito in ottobre In caduta libera, primo pezzo dell’album, hanno dato un sublime assaggio della loro scorribanda all’interno della musica italiana e della riflessione accompagnata dalle note: le cornamuse si sprecano e la voce tonante del Lore lanciano un inno contro l’indifferenza e la mentalità paesana.
Per passare alle nuove tracce c’è di certo da premettere che nessuna appare come pezzo mal posto, oppure buttato lì per caso tanto per riempire in disco. Al primo ascolto, l’intero album fa rimanere quasi perplessi per la densità di sonorità e testi importanti:una miscela che non può che innestare una necessità di ascolti in loop, senza tregua.
Proseguendo nella track list troviamo Prua contro il nulla, pezzo stupendo che potrebbe essere la colonna sonora di On the road di Kerouac. Il ritmo diventa poi più metal con La tredicesima ora, in cui Edo e la sua batteria si fanno sentire non poco. InMercanti anonimi si presenta uno stile quasi alternativo, e la news di Roberta al microfono (chiaramente tralasciando i live). Già nota da Restano i frammenti, Respiro avido, è uno slancio musicale quasi nietzscheano. Manifesto sbiadito invece, assumendo un carattere quasi nostalgico, è l’appassionata confessione di un circense nel momento del salto.
Troviamo poi Le voci della sera, in cui il Lore si traveste da menestrello (non di corte eh) e si fa accompagnare da un nuovo stile Folkstone, calzante anche alle orecchie più delicate. Nella mia fossa è un brano dalle sonorità quasi Oi!, che però, assemblato con le cornamuse scozzesi, crea tutta un’altra musica. Con Fuori sincronia la chitarra si fa spazio prepotentemente e il ritornello ha un effetto simil bombardamento (non vediamo l’ora di sentirlo live). La traccia malinconica dell’album è Soffio di attimi, degna erede di Luna. Pregevolissimo l’intro di flauto de L’ultima notte, che poi si slancia in un ritmo incessante per quest’ode contro l’alienazione della routine. Di sicuro bellissima è Ruggine in cui le cornamuse sono protagoniste, e con un testo che riecheggia le poesie di Keats. Concludendo troviamo Tex, cover dei Litfiba, e la title track Oltre…l’abisso, anch’esso brano molto introspettivo, col quale forse il gruppo ha voluto dare una cartina tornasole al livello di maturazione raggiunto.
Ascoltare i Folkstone, può essere un bello sfogo per molti di coloro, che si sentono orfani e disincantanti anche politicamente, per trovare un senso anche nelle possibilità che non ci sono e rispolverare un po’ di realismo in una veste senza etichette. Al di là delle parole scritte è meglio che vi tuffiate nell’Universo Folkstone, per fare proprie tutte le verità che questi orobici riescono a musicare.
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@marzioinve