In futuro potremo diagnosticare una malattia nella tranquillità della nostra casa e con poche gocce di sangue. Quello che fino a poco tempo fa sembrava un’idea nata dalla fantasia di un regista di film di fantascienza potrebbe diventare realtà in breve tempo grazie a rHealth.
rHealth è il risultato di un progetto condotto dal Dottor Eugene Chan e dai suoi colleghi del DMI, il DNA medicine institute di Cambridge, negli Stati Uniti. rHealth ricorda nelle dimensioni e nella forma un telefono cordless di quelli che si utilizzano nelle nostre abitazioni, ma le sue funzione vanno ben al di là della nostra immaginazione. Grazie a questo strumento, infatti, basterà una goccia del nostro sangue per rilevare una qualsiasi malattia. Raffreddore, influenza, Hiv e persino Ebola: se siamo infetti lo schermo del rHealth ce lo indicherà.
Sicuramente si tratta di un enorme passo avanti rispetto ai normali device indossabili, che attualmente hanno funzioni molto limitate, come l’analisi del battito cardiaco o della temperatura corporea. rHealth un giorno potrebbe sostituire i medici, fornendoci diagnosi precise e veloci e il suo prezzo lo renderebbe accessibile ai consumatori.
Ma come riesce il sistema a diagnosticare una malattia partendo solo da una goccia di sangue? Il segreto starebbe nei laser di cui il dispositivo è provvisto, che studiano le micro variazioni di luce e di colore del sangue per determinare la presenza di un infezione. I dati possono essere poi inviati ai dispositivi come smartphone e pc via bluetooth.
“La vera innovazione del dispositivo – racconta il Dottor Chan – è che si tratta di un dispositivo portatile, che permetterà ai pazienti di donare una quantità di sangue 1500 volte inferiore rispetto a quello necessario per i normali test”. E senza dover andare in ospedale e perdere tempo, aggiungerei.
Allo stato attuale il prototipo di rHealth è utile per calcolare il numero di cellule, per determinare la presenza del virus HIV e per il calcolo delle vitamine D oltre che per quello delle proteine. Caratteristiche che, conferma il suo creatore, cresceranno nel tempo. Chan conta di inviare il prototipo nei prossimi mesi agli scienziati per migliorare il device attraverso il suo uso nelle sperimentazioni scientifiche. Intanto i primi prototipi sono già in fase di studio dagli ingegneri della NASA, che lo vorrebbero implementare nelle loro spedizioni spaziali.
Intanto, allo scopo di continuare a sviluppare il modello e renderlo così commercializzabile ad un prezzo accessibile, Eugene Chan e il suo team puntano a vincere con rHealth i 10 milioni di dollari del premio Tricorder Xprize, voluto dalla fondazione Xprize. rHealth è uno degli 11 team in gara e si è garantito l’accesso dopo aver ottenuto il primo posto nel Nokia Sensiting Xchallenge, sponsorizzato dal colosso telefonico finlandese e dalla Xprice.
E chi lo sa, forse in futuro riusciremo ad analizzare i sintomi delle malattie e a debellarli con il solo aiuto delle macchine, esattamente come facevano i protagonisti di Star Trek. Ben prima, si spera, del 2151.