Incontro istituzionale oggi per il sindaco Marino, come se fosse una giornata qualunque. Ma mentre il primo cittadino della capitale incontra in un Campidoglio blindato il presidente della Repubblica austriaca, Heinz Fischer, non si placano le polemiche in merito al caso delle multe e dei permessi ZTL, in breve rinominato #multagate o #pandagate.
Proprio ieri sera, infatti, il sindaco Ignazio marino ha convocato a Palazzo Senatorio un vertice d’urgenza con i rappresentanti dei partiti di centrosinistra in Assemblea capitolina e della sua maggioranza. Presente anche il suo braccio destro nonché assessore alla Scuola Alessandra Cattoi, oltre a Massimo Caprari (capogruppo Centro democratico), Luca Giansanti (capogruppo Lista civica Marino), Gianluca Peciola (capogruppo SEL) e Giulia Tempesta (capogruppo pro tempore PD), convocati insieme al presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti, e al coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo.
L’aria che si respira in Campidoglio è tesa. Lo dimostrano i silenzi di ieri del Partito Democratico, sia a livello cittadino che a livello nazionale. Un silenzio interrotto solo dopo la riunione del vertice di maggioranza. “È del tutto evidente che il sindaco di Roma è bersaglio di un attacco politico a fronte di una mera dimenticanza amministrativa degli uffici competenti, nel processo di rinnovo del permesso di accesso allo ztl” – fanno sapere i vari capigruppo, che – “respingono con forza e decisione il tentativo della destra di sminuire il nuovo corso impresso dal sindaco Marino all’insegna della trasparenza e della difesa degli interessi di Roma e dei romani”. L’opposizione, infatti, compatta ha chiesto le dimissioni del primo cittadino. Ma dal vertice avvertono: “Saranno le autorità competenti ad accertare ogni eventuale responsabilità su quanto accaduto”.
Al momento, quindi, la maggioranza sembra voler fare (stranamente) cerchio attorno al primo cittadino, come non ha mai fatto in questo anno e mezzo. Per ora nessuna testa sembra saltare all’interno della compagine di Ignazio Marino. Eppure, nel pomeriggio di ieri, proprio Europaquotidiano.it parlava di dimissioni, “un’ipotesi che nessuno si sente di escludere”, mentre l’agenzia DIRE rilanciava e sosteneva che “la vicenda delle multe per gli accessi ai varchi ztl con la macchina del sindaco di Roma, Ignazio Marino, potrebbe costare la poltrona al capo di Gabinetto, Luigi Fucito”, come “soluzione per uscire fuori dall’impasse sul caso”. Ma Fucito, un po’ confuso, rispondeva: “Non c’è nessun coinvolgimento del Gabinetto, quindi non saprei”. E, sempre stando a quanto riportava DIRE, lo stesso primo cittadino avrebbe messo al palo l’ipotesi di far fuori il suo capo di Gabinetto
Solo rumors e solo indiscrezioni, quindi. Perché il sindaco e la maggioranza tutta evitano di rilasciare dichiarazioni. Tanto che, dopo aver rifiutato il confronto con una troupe de Le Iene, allontanata con forza, il sindaco Ignazio Marino, ieri, al termine dei lavori della conferenza della Città Metropolitana a Palazzo Valentini, ha utilizzato un’uscita secondaria d’emergenza sul retro, salendo sull’auto in direzione Campidoglio, dove si stava per tenere il vertice di maggioranza convocato d’urgenza. E ai giornalisti è dovuto bastare il suo silenzio.
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La giornata più lunga di Marino si è quindi conclusa tra tentativi goffi di circoscrivere il problema, senza affrontarlo. Proprio come tutta la vicenda della sua Panda rossa, lasciata nel parcheggio del Senato, pur non essendo più senatore. E fa sorridere, perché proprio ieri 4mila Vigili circa protestavano contro Marino e contro il comandante Raffaele Clemente. E mentre in periferia scoppia la guerriglia urbana, mentre Roma si allaga e crollano gli alberi simboli dei quartieri perché nella Capitale del mondo non si ha cura del verde, Marino rischia di inciampare su un permesso ZTL. Lui, che aveva voluto rilanciare la sua immagine su una due ruote, ma che non ha rinunciato alle comodità di un abitacolo.
Di goffaggine, parla anche Francesco Merlo. “Marino è finito nella comicità da barzelletta quando ieri sera ha convocato un vertice di maggioranza per discutere della Panda Rossa, che non è la Uno Bianca degli assassini, ma la sua utilitaria multata nove volte dal sistema automatico, che registra gli ingressi delle auto nel centro storico senza guardare in faccia nessuno. (…) Il fatto è che, per non pagare le contravvenzioni, il sindaco di Roma si è inventato un pass cancella multe e poi ha cercato di applicarlo retroattivamente. E quando, maldestro, non lo ha più trovato nel sistema informatico del Comune è andato dai carabinieri ad accusare i soliti ignoti che lo perseguitano: ‘Mi hanno teso una trappola’. Non c’era stato nessun furto ma, nel frattempo, come nei film di Steno e di Monicelli, Marino scappava, sbatteva e cadeva. (…) Certo, un altro le avrebbe pagate quelle nove multe, magari facendo notare il paradosso del sindaco che non può circolare nella città che è stato chiamato a governare, anche se la macchina è privata, il permesso era scaduto e lui aveva dimenticato di rinnovarlo. E come sempre avviene nella comicità, ora c’è chi dice che guidava la moglie, chi corregge ‘no, era la domestica filippina’, e c’è anche chi si spinge più in là. Così la farsa diventa gossip, nello stile di Roma, perché Marino non parla, non spiega, ha balbettato quattro differenti ricostruzioni, tirando in ballo gli hacker e ‘il complotto politico’. Mancano solo la Spectre e il Bilderberg”.
@barbadilloit