E’ il 16 ottobre del 1988, una tipica giornata di sole del mite autunno catanese allo stadio Cibali. Un ragazzino di dodici anni sale i gradoni della curva sud mentre sul campo i rossazzurri aspettano al varco la Torres, ma a lui poco importa dell’isolata prodezza di Nick D’Ottavio che decide l’incontro o di Massimo Tarantino che blocca il giovane tamburino sardo Gianfranco Zola. Gli occhi di Michele guardano al secondo anello e hanno appena visto il rientro dello storico gruppo della Falange d’Assalto. I cori a sostegno e i fumogeni colorati lo conquistano e gli fanno battere il cuore; da quel giorno la sua vita non sarà più la stessa, finendo per trasformarsi in Quando saremo tutti nella nord di Luigi Pulvirenti e Michele Spampinato (Ed.Eclettica 2014, €16).
Questo libro è roba senza compromessi e potrà magari sdegnare i benpensanti o stupire chi non ha mai messo piede in una curva e non ne conosce certi meccanismi, a dir il vero non tutti comprensibili. Rimane pur vero che la sottocultura da stadio è se non l’unica di certo tra le più diffuse tra quelle sviluppatesi in Italia negli ultimi quarant’anni. L’autore della prefazione, Fernando Massimo Adonia, parla ad oggi di 75.000 adepti. Si pensi però, che fino al ‘92 – nel periodo di boom prima di pay-tv e sproporzionate repressioni – la cifra è più che raddoppiata. Rispetto alle realtà metropolitane del centro-nord, a Catania il fenomeno arriva in ritardo.
Il percorso di ultras di Michele è bruciante e già diciassettenne è uno dei leader della Falange, ma questo ruolo inizia a stargli presto stretto. Non è questione di velleità o ambizioni, il fatto è che lui vede l’essere ultras un po’ a modo suo. Col passare dei giorni, insieme ad amici che si chiamano Mezzochilo, Luca, Skin, Il Nervoso, Alan, Fabrizio, inizia a percorrere un sentiero innovativo. Sino ad allora il tifo catanese è stato caloroso ma ondivago mobilitandosi solo per le grandi occasioni (Torre del Greco nel ‘75, Reggio Calabria nell’80, gli spareggi di Roma nell’83): manca insomma un’assidua presenza in trasferta. Michele e il suo gruppo (i Decisi) si trasformano in sacerdoti d’un nuovo verbo e danno continuità all’attività embrionale di Gioventù Rossazzurra, Falange e Irriducibili sviluppatasi nella seconda metà degli anni Ottanta. La fedeltà all’unico ideale della maglia è assoluta, pari all’affermazione fisica del gruppo nel fronteggiare le tifoserie nelle categorie minori in cui la squadra sprofonda dopo il declassamento del ‘93.
A volte lo scontro assume lo spirito dei “Ragazzi della via Pal” ma diventa una prassi, insieme ai battimani all’inglese e ai colori delle torce. La squadra rossazzurra milita ancora in categorie infime ma i suoi sostenitori entrano nella top-ten nazionale delle più reputate e temute curve dello stivale nel campionato parallelo degli ultras e s’appropriano dell’ambìto scettro regionale che i palermitani detenevano dagli anni ottanta. Nel libro non si parla solo di questo ma anche di valori importanti come amicizia, cameratismo e rispetto; non solo di gioie ma anche di profondi dolori come nel giorno della morte di Fabrizio Lo Presti. Baciata dall’adrenalina del suo tifo, frattanto la squadra inizia a risalire le scale del calcio e lo stadio si riempie sempre di più.
Dal 2001 Michele è l’indiscusso leader d’una curva diventata polo attrattivo perfino per tifosi che mai avrebbero pensato di frequentarla o di andare in trasferta con regolarità. Immancabile però arriva la crisi di crescita: la fama del gruppo e la scalata della squadra nel firmamento del calcio nazionale avvicinano alla nord modaioli e ragazzi delle periferie piu’ disagiate. Sono alla ricerca di rivalsa fisica contro uno stato che non riconoscono e trovano nello stadio un comodo sfogo alle proprie frustrazioni. Ciò, inevitabilmente, porterà alla fine di tutto durante un’uggiosa, drammatica sera d’inizio febbraio del 2007.
Di questo gli autori però non scrivono preferendo chiudere il romanzo nella radiosa giornata di fine maggio del 2006 in cui il Catania ritrova la A dopo oltre vent’anni. Si chiude una lunga traversata nel deserto che non si sarebbe potuta compiere senza il sostegno di chi negli anni difficili preferisce il Catania alle sirene seduttive di un’altra squadra paracadutata in città e descritta dalla stampa come la manna dal cielo.
Ma Quando saremo tutti nella nord è anche un acquarello d’una città che dopo sei anni di crisi economica non sembra più la stessa e di d’impareggiabili citazioni musicali. Tanti i momenti forti, come le cariche di Palermo e Nardò, la spasmodica attesa in preparazione della trasferta di Taranto, la goliardica gioia durante il serpentone rossazzurro in partenza per Ascoli. Un volume che somiglia più all’ ineguagliabile Among the thugs di Bill Buford che a Fedeli alla tribù di John King, citato per altro in prefazione. Un libro di storie che di certo non potranno più tornare come dimostra il ricercato bianco e nero delle foto che lo chiudono: storie che è bello aver vissuto.
*Quando saremo tutti nella nord di Luigi Pulvirenti e Michele Spampinato (Ed.Eclettica 2014, €16)