È passato alla storia per le sue commedie “vanziniane”. Lui è proprio Enrico Vanzina. Nato a Roma “tempo fa”. Suo padre, Steno, era il regista di Totò. Suo fratello Carlo è il regista di “Sapore di mare” e di “Sotto il vestito niente”. E lui, Enrico, quei film li ha scritti. Esordendo nel cinema con una pellicola diventata cult, “Febbre da cavallo”. Insieme ad altri cento, alcuni dei quali famosissimi.
La maggior parte dei suoi film è ambientato negli anni ’80, gli anni che avete raccontato al cinema. Che cosa resterà di quegli anni ’80?
“Beh, qualcosa di buono c’era, in quegli anni. Gli anni ’80 godono di pessima stampa: la Thatcher, Reagan, Craxi… Invece è negli anni ’80 che l’Italia si è risollevata dal terrorismo, dalle paure tremende di un paese sull’orlo della guerra civile. Ed è negli anni ’80 che è stato messo definitivamente in crisi il comunismo”.
Come giudica l’oggi?
“Questo paese è diventato la landa del cazzeggio continuo senza mai un istante in cui ci si fermi a riflettere. Ridono tutti, non si capisce bene per che cosa. E i politici vanno a farsi prendere in giro a ‘Striscia’ o a ‘Le Iene’, diventano attori comici a loro volta. Ma il problema è che la politica non può essere soltanto avanspettacolo”.
Ha ancora senso parlare di commedia, come l’hanno intesa e vissuta le generazioni passate?
“Per anni la commedia all’italiana è stata bistrattata dai seriosi simposi degli intellettuali che a tutto ciò che esulava dal loro circolo, riservavano il disprezzo che si riserva alle macchiette e ai cialtroni. Ora, in forma diversa, anche se la situazione generale mette i brividi, si gode la sua rivincita. La commedia di allora ha sempre raccontato le tragedie con il sorriso. Poi, ovvio, si esagera. Il cinema italiano produce quasi solo film comici. Un abuso che a volte fa rimpiangere Antonioni”.
Cosa le dà più fastidio?
“L’essere cafone, una condizione che stanno cercando di farla diventare una moda. Il cafone di ieri, osservato con orrore da chi nell’arricchito vedeva il concorrente numero uno, era ignaro della propria cafoneria. Oggi il cafone è compiaciuto, tronfio, perfettamente consapevole voler rappresentare un modello di successo”.
Lei Vanzina, farebbe un film su Berlusconi?
“No, certamente no. Sono sicuro che il tempo ci offrirà le risposte giuste anche sul Cavaliere. Renzi, ci tengo a dirlo, per me è un bravo ragazzo ed è tutt’altro che un cafone. Credo che il punto di non ritorno si sia verificato con il declino di Berlusconi. L’Italia è finita nelle mani bocconiani e ha detto no. Non mi interessa che Mario Monti sia stato bravo o pessimo e io sicuramente non ce l’ho con lui, ma quel periodo è stato il manifesto della noia più assoluta”.