Due settimane di lavoro per 400 euro. Se questa cifra rappresentasse la paga da corrispondere ai volontari torinesi che vogliono partecipare all’Expo di Milano, con i tempi che corrono, non sarebbe nemmeno da buttare. Peccato, però, che quel gruzzoletto salti fuori dopo aver fatto una rapida stima (al ribasso) di quanto dovrebbero investire i volontari in vitto e alloggio, durante la loro permanenza in servizio alla fiera. “E farsi prendere non è nemmeno semplice – racconta Luigi, pensionato torinese e aspirante volontario – Per prima cosa bisogna inviare il curriculum, aspettare di essere selezionati e, solo dopo una prima scrematura, convocati per un colloquio”.
Superata la chiacchierata, in cui gli esaminatori si informano sulle precedenti esperienze nel settore, sulla disponibilità a fare più turni consecutivi e prolungati e dove bisogna rispondere ad alcune domande in inglese, bisognerà attendere una ventina di giorni. Solo a quel punto si potrà accedere ad un corso di formazione online che spiana la strada all’ultimo passaggio: un esame finale che attesterà la possibilità di lavorare gratuitamente per un periodo compreso tra i 14 e i 28 giorni (c’è la possibilità di candidarsi per un massimo di due cicli di lavoro della durata di due settimane l’uno). In tutto questo vortice di selezioni, “possibilità di farsi amici” (come recita la campagna di reclutamento dei volontari) e di valutazioni delle “capacità di lavorare in team dei volontari”, quanto e quale spazio hanno i rimborsi spese per i futuri impegnati expo?
“Ancora non ci hanno saputo dire nulla di preciso ma hanno parlato di possibili convenzioni con degli ostelli. Convenzione a parte, però, ci dovrebbe essere qualcosa da pagare per ogni notte – spiega Luigi – Per gli spostamenti sono previsti un biglietto del treno all’andata del ciclo di 14 giorni e uno al ritorno, alla fine. Il buono pasto sarà soltanto uno per giorno e quindi, gli altri due, saranno a carico del volontario”. A tirare una stima approssimativa, compresa di un minimo di 10 euro a notte per dormire e di due pasti al giorno, fare volontariato per l’Esposizione Universale potrebbe diventare un hobby da 400 euro al mese.
Turni di lavoro impegnativi, nessun rientro economico, spese da non sottovalutare. A queste condizioni, perché qualcuno decide di fare il volontario? E, anzi, in primo luogo, ci sono volontari? “Per ora ci sono già arrivate più di 200 adesioni – spiegano dal Vssp, il centro per il volontariato che si è fatto carico di svolgere la selezione dei torinesi che vogliono lavorare gratuitamente all’Expo – E le età dei candidati sono così disparate da non lasciare intravedere una categoria maggioritaria”. Il fatto che a partecipare alle selezioni ci siano molti giovani rinnova la domanda. Perché un ragazzo, probabilmente disoccupato vista la necessità di essere libero per 14 giorni consecutivi, dovrebbe imbarcarsi in questa iniziativa? A rispondere ci prova Luigi, che, nelle sue varie esperienze da volontario ha visto tanti giovani lavorare con lui: “Vengono con la speranza di essere notati da qualcuno per quanto si impegnano e per come lavorano. L’obiettivo è quello di trovare una sponda per aggiudicarsi un posto di lavoro vero, finito l’evento”.
Una logica da reality show, insomma, dove i ragazzi sperano che la loro dedizione al lavoro, anche se circondati da una bolgia enorme e da centinaia di altri concorrenti, possa farli notare da qualche responsabile e assicurargli, in un futuro prossimo, un impiego retribuito. Per gli organizzatori di una fiera che sposterà milioni di euro e produrrà introiti da capogiro, invece, l’ultimo atto di una macchina della speranza, a costo zero.