Come previsto, la manifestazione leghista di sabato è stata un successo. Piazza Duomo gremita è un risultato politico potentissimo, che riesce a pochi soprattutto quando il tema per il quale si è chiamati a manifestare è di quelli scomodi, politicamente scorretti.
Salvini ora è il re incontrastato di quel vasto popolo che si batte per contrastare un sistema dove l’uomo è ridotto a voce di bilancio e a bene di consumo, dove la famiglia e tutti i punti cardini di una comunità sono costantemente sotto bombardamento (spesso anche subdolo e invisibile), dove l’identità la cultura e la storia dei popoli sono annientati e il loro diritto all’autodeterminazione e alla sovranità sequestrati. Il tutto per spianare la strada alla finanza.
La presenza di così tanta gente, anche non militante e anche non leghista è la prova del fatto che quella intrapresa da Salvini sia la strada giusta, come confermano anche i sondaggi sul consenso in continua crescita. La partecipazione organica di altri gruppi e movimenti – un plauso particolare va a CasaPound che ha onorato nel migliore dei modi la sua adesione – ha di fatto sancito l’avvio della costruzione del nuovo fronte identitario.
Costruzione, è questa ora la vera sfida da affrontare. Come trasformare un’idea vincente in realtà concretamente presente sul territorio e nell’arena politica. L’elettorato ha recepito questa intuizione più velocemente dei dirigenti politici; con sabato, Salvini ha consegnato ai suoi la prova provata del fatto che avesse ragione. E non solo ai suoi, anche a chi sabato ha perso un’importante occasione per fare squadra preferendo un poco giustificabile isolamento.
L’ultima chiamata per chi resta nella destra politica
Da oggi, Salvini deve dedicarsi a formare al suo interno una classe di dirigenti e quadri in grado di dare una forma solida e definita al mare di persone che ha risposto presente alla chiamata alle armi. E per chi, all’interno della destra politica italiana, ha l’intenzione di perseguire questo nuovo cammino, è il momento di emergere dal torpore cui costringono i vecchi colonnelli, affinché possano essere da noi coinvolti come interlocutori nell’edificazione di questa nuova casa.
*Lega Nord – Il Talebano