Il Pil italiano cresce con droga e prostituzione e tutti si fanno una grande risata, nella convinzione che sia il solito espediente all’italiana per migliorare il rapporto tra Pil e debito e deficit. Non a caso anche il burattino ha ironizzato e minimizzato, sostenendo che nulla cambia in concreto. Ma si tratta della solita menzogna di un governo di bugiardi. Perché cambia, innanzi tutto, l’incidenza delle tasse. Che, miracolosamente, si abbassa.
Dunque gli italiani continuano a pagare le stesse insostenibili tasse ma, percentualmente, risulterà che pagheranno meno rispetto al Pil. La solita truffa, la solita politica degli annunci falsi. Ma si pone anche un altro problema, che spiega l’atteggiamento sfuggente del burattino: nel momento in cui si annuncia l’ennesima lotta all’evasione, diventa insostenibile il mancato intervento contro i guadagni illeciti che, lecitamente, contribuiscono a determinare il Pil.
Perché chi vende le braccia, il cervello o, nel caso di atleti, anche le gambe deve pagare le tasse e chi vende altre parti del corpo non deve pagarle? Ci sono parti del corpo esentasse? La prostituzione intellettuale deve essere tassata e la prostituzione fisica no? Perché? E lo stesso vale per tutti i commerci illeciti ma ampiamente tollerati. Tutti i venditori abusivi di accendini, spugnette, borse fintamente griffate, magliette taroccate, sigarette di contrabbando, operano ormai alla luce del sole. Con banchetti fissi, nei casi limite, ma con postazioni consolidate in quasi tutti gli altri casi. Senza pagare un centesimo, con un blitz ogni 5-6 mesi per sequestrare la merce illegale, tanto per far finta di contrastare l’abusivismo. Ed allora, se la loro attività finisce nel Pil, perché non finisce anche nel calderone del Fisco? Buonismo idiota, politicamente corretto e discriminatorio, ipocrisia assoluta, interessi mafiosi che non si vogliono colpire. Tanto questo è e resta il Paese di Pulcinella. Incapace di reazioni perché privo di coraggio, di iniziativa, di volontà. Franza o Spagna purché se magna. Anche quando si mangia sempre meno.