L’Italia ha la signora Pesc. E’ tricolore il ministro degli Esteri dell’Unione. Ma quanto costerà al paese la conquista di questo seggio europeo?
Federica Mogherini, dopo le foto pubblicate su Twitter da Filippo Sensi sulle sue prime umane emozioni per la nomina, ha rilasciato oggi una intervista al Corriere della Sera. Nella conversazione con il giornalista Paolo Valentino ha puntualizzato la propria posizione sulla contesa in corso tra Ucraina e Russia.
Ecco il testo del passaggio in questione.
L’emergenza centrale per l’Unione europea è in queste ore l’Ucraina, la crisi con Mosca, i rischi di un conflitto che sfugge di mano. Come deve muoversi l’Europa? Sono le sanzioni la strada per convincere Putin a cambiare corso?
(Mentre parliamo arriva la notizia che Putin ha chiesto la creazione di una «statalità» russofona nel Sud-Est del Paese).
«È interesse dell’Ucraina, dell’Europa e della Russia che la crisi abbia una soluzione politica e non una soluzione militare, che semplicemente non esiste. Ma ogni volta che si sono gettate le premesse per un’intesa, gli sviluppi sul terreno l’hanno smentita. Putin non ha mai rispettato gli impegni presi in diversi contesti, a Ginevra, in Normandia, a Berlino. Ha sprecato l’opportunità di dare una svolta, esercitando la sua influenza sui separatisti, in occasione dell’abbattimento dell’aereo malese. La distanza tra impegni e comportamenti concreti è stata enorme. Ora c’è questo nuovo sviluppo che metterebbe ulteriormente in discussione l’integrità territoriale, la tenuta stessa del Paese. Per me in questa fase è essenziale sostenere il principio che un Paese possa scegliere l’opzione europea senza per questo danneggiare o minacciare la Russia. È una scelta positiva, quella della strada europea. E così dev’essere percepita. Con questa idea abbiamo costruito l’idea di partnership con Mosca. Oggi, per volontà di Putin, quella partnership non c’è più: la Russia in questo momento non è più partner strategico, ma rimane strategica del nostro continente. È interesse di tutti che Paesi che condividono uno spazio geografico cooperino e lavorino insieme. Ma non è ciò che sta succedendo. Le azioni russe vanno in senso opposto: aggressione militare, provocazioni. Ripeto, la diplomazia non ha alternative e le sanzioni sono uno degli strumenti a disposizione di questa politica. Ma devono far parte di una strategia complessiva, che forse a volte è mancata. Il punto è se l’efficacia che le sanzioni stanno dimostrando di avere sull’economia russa producano comportamenti razionali nella sua leadership. In questa fase il Cremlino agisce contro gli interessi del suo popolo».
Lo stesso ministro, pochi mesi fa, su Il Foglio (articolo di Paola Peduzzi del 19 aprile 2014), si era cimentata nella vicenda Russia-Ucraina con altra sensibilità.
“Una soluzione politica della crisi”: “Non è la Nato il terreno più utile per risolvere la crisi, anche per non farla sembrare antagonista”. Si punta piuttosto sulle istituzioni internazionali, con gli osservatori dell’Osce “che sono già dislocati sul territorio ucraino e preparano il terreno per le elezioni del 25 maggio”, con le Nazioni Unite sempre all’erta e con i vertici del G7/G8 studiati apposta per soppesare decisioni e cambiamenti. La storia di queste istituzioni non è strettamente legata al concetto di efficacia, però è diplomaticamente rassicurante contare sul fatto che gli uomini delle istituzioni internazionali, che quando arrivarono in Crimea furono chiusi dentro dei bar e poi invitati a levarsi di torno, ora possano riportare l’Ucraina sulla via della pace. La Russia non va combattuta, va convinta al “dialogo, al coinvolgimento”, bisogna sempre chiedersi dove si vuole arrivare. “Qual è la soluzione, una guerra nucleare? Non la vuole nessuno, allora cerchiamo strade per i negoziati”, dice Mogherini, che considera ogni strategia punitiva – comprese le sanzioni, “se utilizzate come unico strumento” – un passo indietro, non in avanti.
La Realpolitik della Mogherini alla prova della difesa del made in Italy
L’italiana alle prese con il nuovo ruolo di Lady Pesc dovrà procedere con realismo, tenendo conto anche dei timori antirussi espressi dai paesi dell’Est europeo, già diffidenti sulla sua nomina. E al di là delle dichiarazioni più o meno di rito, il suo operato si misurerà dai traguardi diplomatici raggiunti. Perché, se le sanzioni contro la Russia arriveranno a toccare anche il made Italy del tessile oltre all’agroalimentare (con le incertezze conseguenti riguardanti gli approvvigionamenti energetici), allora i segni di questa crisi internazionale li pagheranno i lavoratori e le famiglie italiane. E di conseguenza saranno addebitabili al governo Renzi, primo sponsor di Lady Pesc.