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La provocazione. Chiudiamo le scuole con Robin Williams e Giovanni Papini

by Francesco Filipazzi
16 Agosto 2014
in Cultura
0

L'attimo_fuggente

Robin Williams non era un attore banale, così come non lo sono i suoi film e i concetti espressi nelle pellicole che hanno avuto un autentico successo mondiale. Fra tutti i ruoli interpretati da questo attore, uno dei più significativi è quello del professor John Keating, in L’Attimo Fuggente (titolo originale Dead Poets Society), in cui, consapevolmente o meno, viene presentata una ribellione al sistema scolastico ordinario, tipico dell’era moderna, che impone ai ragazzi ore e ore di studi nozionistici, che precludono qualsiasi possibilità di espressione creativa. Una guerra, dice il professore, per riscattare i cuori e le anime dei suoi studenti, per far scoprire loro la bellezza della poesia e dell’arte, che non possono essere studiate a scuola con sistemi tecnicisti. Lo studente a scuola non è portato a riflettere, ma ad acquisire informazioni in modo passivo. Per questo l’invito forse più importante di tutto il film è quello a non “affogare nella pigrizia mentale”.

Il concetto di libertà intellettuale espresso da Keating è molto forte e sembra quasi 220px-Giovanni_Papiniun’interpretazione delle idee espresse da Giovanni Papini in “Chiudiamo le scuole”, edito nel 1918. Lo scritto demolisce il sistema scolastico, inutile e dannoso. Un modello scolastico frutto di un sistema che plasma le menti a sua immagine e somiglianza, senza scampo, che impone di rimanere sui libri fino almeno ai 24 anni, perdendo così tutte le occasioni che nascono in un’età bella, vivace ed energica, l’età migliore della propria vita. “Non venite fuori –ammonisce il Papini- colla grossa artiglieria della retorica progressista: le ragioni della civiltà, l’educazione dello spirito, l’avanzamento del sapere… Noi sappiamo con assoluta certezza che la civiltà non è venuta fuor dalle scuole e che le scuole intristiscono gli animi invece di sollevarli e che le scoperte decisive della scienza non son nate dall’insegnamento pubblico ma dalla ricerca solitaria disinteressata e magari pazzesca di uomini che spesso non erano stati a scuola o non v’insegnavano.” La scuola inoltre non permette la formazione di una forte coscienza critica. Laddove Keating parla di “difficoltà a mantenere le proprie posizioni in pubblico” quando ci si trova in minoranza, Papini scrive che l’unico risultato dell’”educazione morale nelle scuole” è il servilismo.

La scuola è quindi un’esperienza negativa, un ambiente “antigeniale” dove tutti sono livellati ad apprendere le stesse nozioni nello stesso modo, da un unico punto di vista. Gli studenti che, ispirandosi al loro professore, “salgono sul banco”, sono anticonformisti di prima categoria, sono quelli che trovando due vie nel bosco “hanno scelto la meno battuta”, che va nel senso opposto a quello indicato dalla scuola.

Si noti che quello di Giovanni Papini e John Keating non  è un invito all’ignoranza e all’analfabetismo, ma al contrario un’esortazione ad abbracciare la vera cultura e il vero sapere. Chiudiamo le scuola, dice il pensatore italiano, “ci saranno più uomini intelligenti e più uomini geniali; la vita e la scienza andranno innanzi anche meglio; ognuno se la caverà da sé e la civiltà non rallenterà neppure un secondo. Ci sarà più libertà, più salute e più gioia”.

*L’articolo di Giovanni Papini è scaricabile qui.

Francesco Filipazzi

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