Chissà cosa avrebbero detto Joe Simon e Jack Kirby di un Capitan America di “colore”?
Era il 1941 quando la coppia di fumettisti americani ideò uno dei personaggi più famosi del mondo dei fumetti Marvel, quel super soldato che nel corso delle sue avventure segue le truppe americane impegnate contro Giappone imperiale, la Germania nazista e l’ Hydra, la divisione scienze avanzate del Terzo Reich capeggiata dallo scienziato pazzo Teschio Rosso/Karl Schmidt.
Gli USA, entrati in guerra proprio nel dicembre del ’41, combattono anche sul fronte della fantasia e delle strisce a colori, schierando tra i suoi supereroi di carta Steve Rogers, un giovanotto timido e debole di fisico che, attraverso il siero del “supersoldato”, diventa una perfetta macchina da combattimento, pronta a difendere la democrazia.
Nell’America di 73 anni fa il pregiudizio razziale era ancora cosa diffusa nella società e nelle forze armate: al di là di pochi reparti operativi (Divisione Buffalo, Red Tails), i neri svolgevano per lo più mansioni logistiche. Secondo la mentalità di allora era normale, dunque, che il primo Avenger (vendicatore) fosse un bianco. Ma negli States di Obama può succedere di tutto, anche che il siero non faccia più effetto, che Steve si ritrovi a tornare ad essere un uomo normale e che il suo fidato amico Falcon/Sam Wilson lo sostituisca, indossando il costume e lo scudo stars and stripes. Un afroamericano che incarna, per la prima volta, l’icona più patriottica della Marvel Comics.
Ormai manca poco al debutto del nuovo Cap che, stando da quanto si legge in rete, già da Ottobre potrebbe far capolino nelle avventure degli Avengers. La casa fumettistica americana non perde occasione per stupire i suoi lettori ai quali, tuttavia, è sempre riservata l’ultima parola: in fondo basterebbe una mobilitazione sui socials in favore del “vecchio” Capitano per far recuperare, tra un’edizione e l’altra, il siero a Steve Rogers.
@marcopetrelli