In origine, l’ecologia era prevalentemente di destra. Oggi è a sinistra, o alla sinistra della sinistra. Come spiegare questo slittamento?
Prima di essere una ideologia, l’ecologia è innanzitutto una scienza, fondata nel 1859 dal naturalista tedesco Ernst Haeckel per studiare le relazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente naturale. La nozione di “ecosistema” è stata creata nel 1935 dall’inglese Arthur Tansley. Come istanza politica, la comparsa dell’ecologismo avviene molto più tardi. In primo luogo fiorì a destra perché la destra non è mai stata contraria al concetto di “natura”. Si è sviluppata a sinistra solo da una messa in discussione dell’ideale produttivista ereditato dal pensiero dei Lumi. Oggi, si può dire che l’ecologia è insieme conservatrice e rivoluzionaria: conservatrice perché mira a preservare degli equilibri naturali minacciati, rivoluzionaria perché questa “preservazione” implica una rottura radicale con il modello di “sviluppo” dominante. L’ampiezza del problema difficilmente può essere contestata. Al di là delle sterili polemiche sulle cause, antropiche o meno, sul riscaldamento globale, la realtà è: inquinamento sistematico dei paesaggi e delle acque freatiche, scioglimento dei ghiacciai, deforestazione dell’Amazzonia, rifiuti alla deriva sui continenti, pioggia acida, pesci nutriti con estrogeni e altre materie in plastica, estinzione delle specie, distruzione della catena alimentare, ecc. E’ di una straordinaria incoscienza non vedere che la Terra sta diventando un un’immensa discarica e che questo è una gravissima minaccia per il futuro. Si è a lungo creduto che le riserve naturali fossero inesauribili e gratuite. Ma non erano né l’una né l’altra cosa. I combustibili fossili rappresentano più dell’80 per cento dell’approvvigionamento energetico dell’umanità. Ora, il petrolio sta per raggiungere il “picco” oltre il quale non potrà più essere estratto se non con rendimenti decrescenti, mentre la domanda continua ad aumentare (sarà, nel 2035, di cinque miliardi di tonnellate al giorno). In altre parole, ci sarà sempre più richiesta e ne sarà disponibile sempre meno, il che si tradurrà in una esplosione dei prezzi. Essendo disponibile solo la metà del petrolio per l’acquisto da parte di paesi che non ne dispongono, prevedendo un calo del 20 per cento della produzione in 20 anni, coniugata con l’aumento del consumo interno dei paesi produttori, si tradurrà automaticamente in una diminuzione del 50 per cento della parte disponibile per i paesi non produttori, a cominciare dalla Francia, la cui bolletta energetica è già nell’ordine di grandezza di deficit nella bilancia commerciale. Tenuto conto della stretta relazione tra il consumo di combustibili fossili e l’attività economica, è prevedibile una temibile sfida. Tanto che “sviluppo sostenibile” non fa che procrastinare le scadenze e le cosiddette energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico, ecc.) non sono assolutamente in grado di prendere il sopravvento. La verità è che la Terra è uno spazio finito, non può essere il teatro di una crescita materiale infinita: gli alberi non crescono fino al cielo! E non dispiaccia ai difensori della “vita”, ma anche la popolazione è quadruplicata nel ventesimo secolo e aumenta, oggigiorno, di un milione ogni quattro giorni e mezzo, il che dovrebbe farci passare da 7,2 miliardi di bipedi a oltre 11 miliardi nel 2100. Se si ragiona in termini di “impronta ecologica”, che è uguale al numero di abitanti moltiplicato per la richiesta di risorse e energia, gli Stati Uniti sono anche attualmente il paese più popolato del pianeta…
Lei ha scritto un libro sulla decrescita. Perché questo soggetto fondamentale non è evocato dai Verdi? La politica di massiccia immigrazione rientra anche nell’ecologia umana, ma anche su questo, i Verdi non affrontare la questione …
Perché i Verdi, al contrario di quello che sostengono, non hanno che preoccupazioni ambientali esclusivamente cosmetiche. Sono piuttosto liberal-libertari, spesso semplici uomini di sinistra. Non vi sarà sfuggito che le loro prese di posizione in favore del matrimonio omosessuale, la legalizzazione delle droghe leggere, la soppressione degli “stereotipi di genere” e ogni barriera all’immigrazione non hanno che un rapporto per lo meno lontano con l’ecologia. Il loro opportunismo contraddice inoltre le loro convinzioni ostentate, perché hanno da tempo scelto di diventare la ruota di scorta del Partito socialista, che è tradizionalmente un partito produttivista. Appaiono quindi incapaci di prendere le distanze dall’ideologia del progresso, che è all’origine stesso del saccheggio dell’ambiente. Yves Cochet (uomo politico francese, esponente dei Verdi, ndt), tuttavia, ha avuto il merito di interessarsi seriamente alla decrescita. E, più di recente, José Bové (sindacalista e politico francese, esponente del movimento no global, ndt) ha scandalizzato i suoi amici dichiarando, sulla Procreazione medicale assistita, che non vede alcun motivo di ammettere nella procreazione umana delle manipolazioni che egli rifiuta nel mais transgenico. O si rispetta la natura o non la si rispetta. Bové, è vero, è un discepolo di questi due grandi pionieri dell’ambientalismo che furono Jacques Ellul e Bernard Charbonneau. La maggior parte dei suoi amici, al contrario, non ha alcuna cultura in filosofia dell’ecologia (che si è sviluppata soprattutto in Germania e negli Stati Uniti). Ma non si deve dimenticare che i Verdi sono ben lontani dal rappresentare tutto lo scenario ecologista francese. C’è anche il Movimento ecologista indipendente di Antoine Waechter e i membri delle associazioni per la protezione della natura, fedeli allo spirito di quel grande naturalista che fu Robert Hainard.
Credendo a tutte le tradizioni, la natura è un retaggio divino di cui l’uomo è il giardiniere. Ma per alcuni ambientalisti, c’è a volte divinizzazione della natura e demonizzazione dell’uomo. Questa proposta manichea può anche essere invertita. Chi ha detto il vero e chi il falso?
Si tratta soprattutto di comprendere che la natura non è il semplice scenario della nostra esistenza, ma la condizione sistemica del sostegno stesso della vita. Ha quindi un valore intrinseco, indipendente dall’interesse che può avere per noi. E’ detto nella Bibbia che l’uomo deve “sottomettere” la natura (Gen. 1, 26). Un ulteriore passo è stato compiuto con Descartes, secondo il quale dobbiamo diventare “maestri e padroni della natura”: la natura, resa muta, diventa una realtà da sfruttare, un oggetto da ispezionare. Fra gli antichi greci, al contrario, il rispetto del cosmo andava di pari passo con il rifiuto degli eccessi (hybris); il rapporto dell’uomo con la natura era un rapporto di partenariato, o meglio di coappartenenza. E ‘questo rapporto che bisogna ritrovare.
[Intervista di Nicolas Gauthier tratta da Boulevard Voltaire, tradotta da Manlio Triggiani]