Il Parlamento Europeo cambia volto e la legislatura che sta per aprirsi si annuncia interessante a partire proprio dalla sua composizione. Se già si parla di “larghe intese” tra Popolari e Socialisti è proprio perché avanzano, per la prima volta con numeri consistenti, le forze euroscettiche, che pur nelle differenze intendono mettere in discussione la moneta unica e l’impianto stesso dell’Unione Europea e che hanno conquistato in molti paesi la maggioranza dei voti.
I dati più clamorosi sono quelli di Francia e Regno Unito. Nel paese d’oltralpe Marine Le Pen e il suo Front National hanno ottenuto il 25% dei voti, mentre al di la della Manica l’Ukip di Nigel Farage ha raggiunto il 31%. Entrambi ora, prime forze nei rispettivi paesi, annunciano di voler andare anche al governo. Probabilmente questi due partiti, molto diversi fra loro, non si alleeranno ma Farage, per la prima volta, sabato ha prefigurato delle convergenze con il partito della fiamma tricolore francese, che cercherà comunque, assieme agli olandesi del PVV (al 14% e al di sotto delle aspettative) e alla Lega Nord italiana, di creare un gruppo europeo.
Possibili alleati dell’Ukip potrebbero essere invece i tedeschi di Alternativa per la Germania, che hanno raggiunto il 7% e per la prima volta ‘entrano’ in Europa, condividendo con gli inglesi una matrice liberale e quindi comunanze di intenti più larghe, assieme ai danesi del Dansk Folkeparti che hanno preso il 26% dei voti. Fra parlamentari non ancora iscritti e EFD, guidato proprio da Farage, le forze eurocritiche possono contare su 139 deputati.
Nonostante l’ascesa di queste ultime, la maggioranza relativa del Parlamento Europeo è rimasta in mano al Partito Popolare Europeo, che si attesta sui 212 seggi. Al suo interno le varie compagini sono abbastanza eterogenee e probabilmente sarà ancora presente il partito ungherese di Viktor Orban, formalmente popolare ma in realtà leader nazionalista a tutti gli effetti che ha sfidato e sfida senza paura l’UE e il Fondo Monetario Internazionale.
Il Pse, 185 seggi, nonostante la crescita si ritrova in difficoltà, schiacciato fra le forze euroscettiche e quelle della destra tradizionale. Il PS francese, storicamente guida del socialismo europeo, ha subito un crollo storico, attestandosi attorno al 14% e ora lo scettro di partito socialista più importante d’Europa passa al PD di Matteo Renzi.
Infine da segnalare gli eletti che si posizionano, per così dire, a “ destra della destra”. In Germania l’NPD elegge un deputato, Alba Dorata ne elegge tre in Grecia, così come Jobbik in Ungheria.