Il prof corregge. La matita è rossa. E’ stanco. Annoiato. I compiti sono tutti uguali. Legge. Rilegge. Ora c’è il tema di una ragazza di diciotto anni. Il compito è scorrevole e sotto le lenti del vecchio prof stanno passando i pensieri di una giovane donna. Di una ragazza umiliata dai sentimenti. Perché lei scrive che “in fondo i ragazzi oggi sono tutti uguali. Si sentono dei modelli, anche quando sono bruttissimi. Quelli belli e biondi poi non li vogliamo. Sono scaduti. Sono carne per tutte le donne. Le ragazze chiedono solo un ragazzo normale, non un corpo vuoto e palestrato, ma qualcuno che sia solo nostro.”Il prof ha un sussulto. Il compito vibra di emozioni. Le frasi della sua allieva appaiono come foto scattata per raccontare l’amore al tempo del narcisismo di massa. Tra un mese questa diciottenne sosterrà gli esami di Stato e il suo tema sembra uno spicchio di sociologia, “Abbiamo bisogno di quella persona che non ci molli da un giorno all’altro. C’è un’idea purtroppo dentro la nostra mente: qui niente è duraturo.”
Le sue frasi sono vere. Sono pieni di un pessimismo sentimentale acuto. “Sembra che non ci sia più la possibilità di stare insieme senza la preoccupazione di impegnarsi. Qui tutti hanno il timore di ritrovarsi con una storia importante.” Il prof legge interessato. Vuole capire queste parole sincere. Le parole dei nostri ragazzi, dei nostri figli che, purtroppo, hanno capito molto; hanno compreso che il supermercato dei sentimenti è luogo fastidiosissimo. E descrivono i loro affetti senza entusiasmo. Raccontano così un malinconico disincanto. Lo fanno tra i banchi ripetendo le storie deludenti dei genitori divorziati. Lo fanno ripetendo che quel ragazzo “ieri c’era e oggi non più, perché è andato via senza un perché serio, senza lasciare neanche un bacio, il ricordo del sapore di un bacio.” La ragazza di quinta spara raffiche di immagini esistenzialistiche. Raffiche che raggiungono la mente del prof, il quale ripensa alla frase della sua studentessa, “La stabilità degli affetti non esiste!” Non è possibile accettare tale mancanza di fiducia senza domandarsi: cosa abbiamo fatto ai nostri ragazzi? Perchè sono esplosi i loro cuori?
Viene in aiuto un libro recentemente pubblicato, Massimo Recalcati, Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa (Raffaelo Cortina Editore, 2014) A questi ragazzi, nati negli anni novanta nell’evo berlusconiano, hanno disgraziatamente offerto il rapporto uomo/donna come “una parola morta o, peggio, uno slogan pubblicitario.”(pag.27)
Qualcuno dovrà gridare le nostre colpe. Qualcuno dovrà accusare chi ha rappresentato, nei programmi televisivi, un mondo di amori privi di fedeltà, di scambi di coppie pomeridiane, di proposte sessuali in diretta, di chiassate tra ragazze-veline e ragazzi tatuati… Di sicuro la studentessa non conosce il recente libro di Recalcati, psicanalista lacaniano, un autore che spiega così,“La semplicità epidemiologica dei rapporti di coppia lo dimostra: gli esseri umani fanno sempre più fatica a permanere in un legame nel tempo.” (pag. 28) Lo studioso cerca ragioni. La ragazza cerca affetto. Entrambi osservanotuttavia una realtà in cui la ricerca del Nuovo ossia l’attesa di un nuovo rapporto sentimentale è l’unica speranza. Un nuovo rapporto è come un nuovo iPhone o come un nuovo week-end. Pertanto il continuoconsumo di esperienze rimane il solo risarcimento sentimentale; e Recalcati analizza ciò; e la ragazza, nel suo tema, descrive ciò,“Aspettare nuove abitudini, nuove amicizie, e nuove storie d’amore. Forse migliori delle precedenti, forse.., da qui ripartire, ma senza più allegria, perchè non credi più nei ragazzi”.
La speranza, solo un’attesa continua. Un inseguire all’infinito nuovi compagni o compagne. Per poi dimenticare persino il nome di molti fidanzati. Per ritrovarsi sì liberi ma soli. Nel suo recente lavoro,Recalcati osserva questo fenomeno, questo elemento della psicologia contemporanea che “esalta il Nuovo come principio che orienta la vita del desiderio. Essa sostiene che il bene, la salvezza, la soddisfazione risiedono in ciò che non si possiede ancora; nel nuovo oggetto, nel nuovo partner, nella nuova sensazione.” (pag.25)
Il tema della studentessa è terminato. Il voto è pure buono. Ma il vecchio prof è scontento. Non accetta il nichilismo che fuoriesce dalla penna della sua allieva. Vorrebbe darle qualche consiglio. Vorrebbe dirle di leggere un grande romanzo d’amore. Invece, in questo momento, sulla scrivania c’è il saggio di Recalcati. Un libro perògiusto. Un libro che sostiene la tesi per cui siamo tutti figli dell’amore liquido o siamo tutti instabili consumatori di affetti. Quindi la partita è finita? Qualche chance ci resta? La risposta di Recalcati è unica. Oggi più che mai, dalle famiglie sino alle scuole, diviene strategico battere il narcisismo di massa, cioè “attraversare la bolla narcisistica della nostra immagine ideale” o la bolla che impedisce di riconoscere e accettare l’Altro (pag.99). Ma come fare ciò? Per Recalcati la risposta potrebbe essere la terapia del perdono. Il perdono come sforzo faticoso per non distruggere, sempre e comunque, una relazione sentimentale. “Il lavoro del perdono può diventare un’occasione per provare a fare un passo al di fuori delle sabbie mobili del narcisismo (…) Se l’innamoramento si soddisfa del potenziamento dell’Io, il perdono conduce al di là dell’Io…” (pag. 100)
Recalcati, da psicanalista esperto, descrive un percorso difficoltoso ma possibile in cui imparare a neutralizzare l’orgoglio devastante dell’Io. Allora leggete questo saggio dinamico. Per scoprire la terapia del perdono in amore. Per pronunciare anche le parole del poeta, “Come sono meschini i tuoi rancori… Strappa da te la vanità… Ti dico, strappala”, cioè le parole di Ezra Pound.