Era il 24 aprile del 2013, quando non solo il mondo della destra, ma anche il mondo della politica tutta, piangeva la scomparsa di Teodoro Buontempo. A ricordarlo una mostra fotografica in Campidoglio, alla presenza di sua moglie Marina e dei suoi tre figli. “Noi ci siamo resi conto che il suo patrimonio ideale era troppo importante per lasciarlo chiuso in un cassetto” – ci racconta la signora Marina Buontempo –. “E per questo vogliamo consegnarlo non solo alla sua comunità, ma, idealmente, a tutta la comunità nazionale, ai giovani, di tutte le provenienze, perché la sua storia, fatta di momenti di sfortuna e di fortuna, sia da esempio a tutti: Teodoro è sempre stato tenace, e grazie alla sua tenacia ha sempre avuto la forza di rialzarsi. È un messaggio di speranza, quello che vogliamo lanciare oggi”.
E d’altra parte, Teodoro Buontempo, presidente infine de La Destra, era uno di quelli che il curriculum politico se l’era costruito sul campo, sempre al fianco del popolo, il suo popolo. Tra le foto in esposizione, sono poche quelle che ritraggono Teodoro in momenti istituzionali; molte, invece, lo ritraggono vicino ai giovani, sempre sorridente. Giovani: categoria sempre più astratta, sempre più tra le fila degli ultimi, sempre più precaria, e a cui, proprio per questo, Teodoro Buontempo avrebbe dedicato, in un momento così particolare della nostra storia politica, tutta la sua attenzione e quella tenacia di cui parla la moglie Marina. L’attenzione e la sensibilità, sincere, per i problemi degli ultimi. Il dispiacere per la decadenza della politica, per la corruzione, “per la vittoria delle caste di ogni tipo, per i troppi tradimenti dei valori della destra” – per dirla con le parole del giornalista Fabio Torriero, anche curatore del libro La Politica e il Coraggio, 16 anni in Campidoglio, sulla figura politica di Teodoro, il giorno dei funerali del compianto missino.
Che poi, negli anni, le cose non son cambiate poi di molto. Son cambiate le facce, quelle degli ultimi e quelle dei primi, son cambiati i modi di portare avanti le battaglie, ma le domande a cui bisogna dare risposte, sono simili a quelle di ieri. Non a caso, ieri, mentre in Campidoglio si commemorava Teodoro Buontempo, poco più in là, su via dei Fori Imperiali, si manifestava per il diritto alla casa. Non a caso, Teodoro Buontempo aveva avuto il coraggio di rilanciare l’idea del mutuo sociale per le case popolari, di copertura assicurativa per i giovani. Non a caso, Teodoro Buontempo, aveva avuto il coraggio di parlare di signoraggio – “all’epoca parola sconosciuta ai più, ma di cui oggi tutti parlano”, come ha spiegato la signora Marina. Non a caso, Teodoro Buontempo aveva avuto il coraggio, tra i primi, di dire che per la salvezza dell’Italia occorre la sovranità monetaria. “E sono i temi dell’oggi, questi – ci racconta Adriano Tilgher, del Fronte Nazionale, presente alla cerimonia – Oggi, o l’Italia riacquista la sovranità monetaria, o è finita. E invece, a voi giovani, oggi vi dicono che per il bene del vostro futuro, dovete andarvene da questo Paese. Al contrario io, come avrebbe detto anche Teodoro, vi dico che dovete impegnarvi per riprendervi le chiavi di casa, che non abbiamo più. Per dirla con Teodoro, le abbiamo perse il 25 Aprile del 1945”.
Al tavolo della conferenza, di fronte ad una platea fatta di amici, conoscenti, volti della politica – soprattutto quella di ieri – quattro giornalisti: Fabio Martini, Fabio Torriero, Pietrangelo Buttafuoco e Luca Telese, che hanno ricordato, tra aneddoti e storia, chi era Teodoro Buontempo. Tra il pubblico, anche donna Assunta Almirante, il principe Ruspoli, Adriano Tilgher, il professor Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e il senatore Maurizio Gasparri. E tutti raccontano un rispetto reciproco, anche nei momenti di discussione e disaccordo. Anche, nel caso di Gasparri, nei momenti di dibattito interno al partito.
Una conferenza, quella di ieri, che ha voluto mettere in risalto la persona, prima che il personaggio. Ma c’era un momento in cui le due stesse anime di Teodoro Buontempo, la persona e il personaggio, si incontravano e camminavano fianco a fianco: “Mio padre era un sognatore” – racconta Michele, il figlio, al pubblico, prima dell’inizio della conferenza. “Una volta camminava con mia sorella ai Castelli Romani e gli raccontava quali progetti avesse in mente. Mia sorella lo ferma e gli dice: ‘Papà, ma quante cose vuoi fare!’, e lui le risponde: ‘Maria, mica vorrai farmi smettere di sognare?’ ”.