Da quel ‘Daje’ della campagna elettorale a quel ‘Marino come te ce avemo messo te ce levamo’ apparso in piazza del Campidoglio il 6 Maggio scorso, il passo è breve. Eppure, in mezzo, c’è quasi un anno di amministrazione Marino, che però ora è “abbandonato a se stesso, alla deriva”, come scrivono Paolo Boccacci e Giovanna Vitale, sulle colonne di Repubblica, raccontando la storia di una città, Roma, che vede il suo sindaco, Ignazio Marino, sempre più solo contro tutti.
Un sindaco che è persino riuscito a far ricostituire un fronte unico dei sindacati – Cgil, Cisl e Uil – che ora sono tornati ad ergersi ad unici difensori dei lavoratori e del loro salario accessorio. Sì, perché quello del salario accessorio dei dipendenti comunali – maestre e Vigili Urbani compresi – è uno dei tanti aspetti al centro del dibattito capitolino, per cui 24mila persone sono scese in piazza, lo scorso 6 Maggio, assediando il Campidoglio. Una cosa mai vista prima. In quella piazza gremita, c’erano anche molti volti della politica romana: non solo, come è ovvio, quelli dell’opposizione, ma anche quelli della stessa maggioranza. Fra tutti, Orlando Corsetti, in quota PD, che ha anche dato vita ad uno sciopero della fame e che in occasione della seduta consiliare dell’8 Maggio si è presentato in Aula Giulio Cesare con una maglietta a difesa dei dipendenti capitolini.
E intanto, il tavolo delle trattative che era stato rimandato dal vicesindaco Nieri a data da destinarsi, viene ora richiesto a gran voce perché la promessa del governo centrale è venuta meno: sembrava che un decreto a difesa del salario accessorio potesse essere pronto in poche ore, e invece, Marino è stato abbandonato anche dal governo Renzi che, al momento, pare non voler intervenire – una scena che ricorda quella delle giornate di fuoco sul Salva Roma quando, Marino, per convincere Renzi aveva minacciato di bloccare la città intera. Farà i capricci anche stavolta? Non lo sappiamo. Ciò che è certo, è che per il mese di maggio, i dipendenti capitolini si vedranno decurtare dalla loro busta paga dai 200 ai 300 euro, su uno stipendio che, in media, ne conta 1.000/1.200. E intanto, ci si prepara allo sciopero del 19.
Ma il caos di Roma Capitale, non finisce qui. Mentre a Roma i rifiuti abbondano in strada – Malagrotta chiude e a Rocca Cencia un impianto è inattivo da 4 anni, con la conseguenza che i romani devono pagare di più per portare i rifiuti altrove –, mentre le linee di trasporto vengono tagliate – da lunedì 12 maggio, 12 linee in meno –, mentre ogni giorno si scende in piazza per chiedere più sicurezza e più legalità, e mentre i contribuenti romani sono tra i più tartassati d’Italia – in media, 918 euro tra addizionale Irpef, Tari e Tasi, contro i 478 del resto d’Italia – la maggioranza, in Campidoglio, si permette il lusso di far mancare il numero legale, per ben 2 sedute, quelle dell’8 e del 9 Maggio, perché troppo impegnata a discutere delle nomine, volute da Marino, per il nuovo cda di Acea.Un cda che non si capisce bene perché debba essere rinnovato, non essendo ancora scaduto il mandato di quello attuale, con la conseguenza che, a meno che Marino non riesca a persuadere gli attuali componenti nominati dall’ex primo cittadino Alemanno a dimettersi facendo decadere l’organo, le casse di Roma Capitale, già in rosso, saranno costrette anche a liquidare gli attuali componenti.
Ma, oltre a questo, colpisce che il possibile ad di Acea potrebbe essere Alberto Irace, un renziano doc – sarà mica un caso, visto che Renzi, con l’approvazione di un Salva Roma ter in quattro e quattr’otto ha salvato, almeno in parte, Roma dal collasso? –, già ad della fiorentina Publiaqua, ma non laureato. Ma d’altra parte, Marino con i curricula non è mai andato d’accordo. Che la nomina di Oreste Liporace a comandante dei Vigili Urbani non abbia insegnato nulla al sindaco Marino? O peggio, quella di Ivan Strozzi, presidente e ad di Ama, sulla cui testa pendeva l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, ignorata dal primo cittadino?
“E intanto – scrivono ancora Boccacci e Vitale – circola un ultimo sondaggio elettorale ordinato dal Ncd che per il Lazio fa suonare un campanello d’allarme. Il primo partito sarebbe quello di Grillo, al 32%, seguito a ruota dal Pd al 30, poi da Forza Italia al 17,5 ed infine dal Ncd al 4,6. Effetto Marino? Chissà, ma sta di fatto che in quasi nessun appuntamento elettorale che conta dei candidati del Pd alle Europee è stato invitato. E un motivo ci sarà pure”.