«Valorosissimo comandante di caccia, pilota di non comune abilità». Così scriveva Duilio Fanali, comandante del 155° Gruppo caccia, motivando una delle Medaglie d’Argento al Valor Militare per il capitano pilota Carlo Miani, comandante la 360° Squadriglia a Gela.
Triestino, classe 1914, Carlo si era avvicinato al volo a vent’anni. Guerra di Spagna, un abbattimento, decorato al valore; poi, la Seconda Guerra Mondiale con missioni svolte nei Balcani, in Russia e in Sicilia. Qui, nell’estate del 1942, al comando della 360ª Squadriglia diventa il terrore della RAF britannica.
METÀ GIUGNO 1942. Le truppe italo tedesche e quelle alleate combattono un’aspra campagna in Nord Africa, un conflitto difficile reso ancor più tosto dalla necessità di rifornire reparti molto lontani dalla madrepatria. La Sicilia è uno snodo cruciale per i piroscafi inglesi e italiani che fanno rotta verso Egitto e Tunisia. I convogli, scortati da cacciatorpediniere ed incrociatori leggeri, sono intercettati dal nemico nei pressi di Malta e di Pantelleria. E’ in questo scacchiere che la 360ª Squadriglia di Carlo Miani diventa una piccola leggenda.
UN COMANDANTE D’ESPERIENZA. Sul finire di maggio, da poco operativo sul teatro siciliano, il capitano Carlo Miani dà subito prova di forza e determinazione. E’ Fanali a raccontarlo in un rapporto ricordando che, in continue e provanti azioni su Malta, l’ufficiale «ha mantenuto in piena efficienza la Squadriglia, proteggendo i bombardieri italiani e germanici in volo sull’isola». Il comando della
Regia Aeronautica di Gela sottolinea le capacità militari del pilota che respinge, in più occasioni, i «cacciatori» della RAF.
SOPRA LA FORCE X. Ma è il 14 e 15 giugno 1942 che il capitano triestino dà il meglio di
sé: in una sola giornata tira giù cinque Spitfire lanciati all’assalto dei trimotori italiani diretti
a Malta. Siamo a largo di Pantelleria; sotto le pance dei Macchi della 360ª Regia Nave
Da Zara intercetta la Force X di Campbel Hardy. Inizia la battaglia di Pantelleria.
UN LUNGO MAYDAY. Il 10 luglio il comandante della 360ª è protagonista di un’azione da pellicola hollywoodiana. Un guasto tecnico manda in tilt la strumentazione di bordo del
suo Macchi. Miani sa che ammarare in acque nemiche significherebbe dare la sua persona e l’aereo al nemico. Si lancia a tutta manetta verso le coste siciliane: cento chilometri, poi il lancio in extremis. Il paracadute si apre e l’apparecchio finisce in territorio italiano.
CONTRO PATTON. Un anno dopo gli eventi narrati nei rapporti del comando di Gela, il fronte africano è crollato. La Sicilia diventa teatro di scontro il 10 luglio 1943 quando, nel corso di Husky, gli anglo americani mettono piede a Gela e Licata. Mentre il Generale George S. Patton, comandante la VII Armata, raggiunge la costa su una lancia, un Macchi «Folgore» spunta dalle nubi. Non è Miani, il nome del pilota non si saprà mai, ma pare che il “cacciatore” abbia raccolto l’eredità del capitano triestino: mani sulle armi tira una raffica contro la barca. Patton finisce in acqua. Un’azione poco documentata e poco nota, rispolverata però dal pittore toscano Alberto Parducci che fotografa la vicenda su una delle sue celebri tavole.
@barbadilloit