L’Italia del tennis accede alle semifinali di Coppa Davis, non succedeva da sedici anni. E dire che dopo il doppio, perso malamente nella giornata di sabato, le speranze di passaggio del turno si erano ridotte al lumicino. Domenica, però, Fognini e Seppi hanno saputo trovare la motivazione e la lucidità necessaria per avere la meglio di Murray e Ward nei rispettivi incontri di singolare,ribaltando il punteggio e dando il 3-2 finale all’Italia.
Ed è vittoria che vale tanto questa. Perché non è solo la vittoria dell’Italia del tennis ma anche quella del Regno delle due Sicilie e di Napoli soprattutto. Per gli amanti del tennis, fedeli alla corona di Don Ferdinando, queste giornate di sport non possono essere raccontate facendo a meno della storia.
Solo a un cronista sprovveduto, infatti, può essere sfuggita la presenza tra gli spalti del Circolo del Tennis Club Napoli di talune facce, di certi spiriti evocati all’occasione. Io li ho visti, catturati dalle telecamere di Supertennis. C’era Re Ferdinando. E pure Ferdinando dal Bosco c’era. Se non altro per ripicca contro certa stampa che, proprio alla vigilia della manifestazione, aveva imbrattato l’immagine della città.
Ogni volta che Fognini fiaccava la resistenza di Murray, già minata dal sole partenopeo, con quelle palle corte imprendibili, quelle stesse palle erano cannonate che partivano verso il Golfo dove – sarà stato probabilmente l’effetto di Morgana – il Tukory stava alla fonda. E sotto quei colpi affondava portandosi con sé il bottino illegittimo e il Severgnini dell’epoca.
Ma torniamo al tennis, quello giocato. Quella di Fognini è stata una grande prestazione perché Fabio ha dimostrato come ormai sia un giocatore che può entrare a pieno titolo tra i top ten. Perché sa vincere i match che deve vincere. Il tennis di oggi, infatti, è un tennis molto muscolare e, tolti quei tre lassù che hanno effettivamente un spanna di classe in più rispetto a tutti gli altri, si può dire che i primi trenta del ranking hanno un livello di gioco molto simile. Vincere le partite è, quindi, questione di testa e di carattere. E Fabio le ha messe in campo nel suo incontro decisivo contro lo scozzese variando continuamente il gioco disorientando l’avversario che ha confidato troppo nel vantaggio, solo cartaceo, della classifica. Fabio ha saputo giocare di ago e filo. Si è fatto, per l’occasione, Marinella della racchetta dando lezioni di stile allo scozzese che ha piegato e ripiegato sette volte.
Fabio ha vinto quasi tutti i giochi ai vantaggi, mantenendo per tutto l’incontro una grande presenza in campo.
Seppi, poi, ha fatto il suo. Ward, in fin dei conti non era certo un avversario da temere, ma giocare il match decisivo rischiando di deludere tutto quel pubblico così festante e caloroso sugli spalti non deve essere stato facile.
Fognini e Seppi devono, come tutta l’Italia, ringraziare quel monumento d’uomo che è Corrado Barazzuti. Un’icona. Rassicurante in ogni momento di questo lungo fine settimana partenopeo.
A settembre ci aspetta la Svizzera. Fuori casa. Si giocherà certamente indoor su un campo velocissimo. E ad attendere Fognini&Co ci saranno presumibilmente Federer e Wawrinka. Non sarà facile. Ma siamo certi che Barazzuti non sarà venuto via da Napoli senza portarsi con sé un ben augurante corno e una cravatta, con sette risvolti, di Marinella.