Prossimi allo sfinimento i rapporti tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e gli alleati di governo. Il rimpasto in giunta tarda ad arrivare. Saltati i tavoli di confronto. Lacerato il centrosinistra. Tra Crocetta e l’Udc da un lato, e il Pd dall’altra, è in atto una disputa dove nessuno dei contendenti sembra intenzionato a cedere. La posta è alta. In ballo ci sono posti e nomi, ma anche vecchie ruggini, che s’intersecano con la partita per le elezioni europee e con i nuovi assetti di potere nazionali e regionali. E mentre i partiti rivendicano una rappresentanza in giunta e spingono per fare spazio a uomini di fiducia, il governatore decide di sbarrare la strada «a chi s’è macchiato di complicità con i governi precedenti provocando lo sfascio della Sicilia».
La pietra d’inciampo riguarda l’ingresso in giunta dell’ex senatore Giovanni Pistorio, segretario regionale dello scudocrociato e già fedelissimo di Raffaele Lombardo. Il rapporto con il leader autonomista si è consumato all’indomani del voto regionale che ha portato Crocetta alla presidenza dell’Isola. A quanto pare però il curriculum di Pistorio sarebbe ancora troppo intriso di lombardismo per il nuovo inquilino di Palazzo d’Orleans. «I diktat basati ‘o fai così o non ti diamo la fiducia con me non funzionano – sbotta Crocetta – io ho solo un obiettivo: salvare la Sicilia. Sono disposto a perdere tutto ma non la dignità: se vogliono chiudere, l’accordo lo facciamo in tre ore in una cornice già definita. Altrimenti, sono pronto a formare un governo di alto profilo e presentarmi direttamente davanti all’Assemblea siciliana».
Crocetta insiste: «Il governo nuovo non può avere uomini che ritornano dal passato, questa si chiama restaurazione, non cambiamento. Non si può tornare indietro e indietro non si torna e io vado avanti a denti stretti, con lo sguardo alto, un paio di scarpe da tennis e lo zaino sulle spalle, sapendo che la lotta sarà dura e la meta comincia ad avvicinarsi».
«L’atteggiamento di Crocetta ricorda quello dei bambini che portano via la palla quando la partita va male», replica stizzito Giampiero D’Alia, presidente dell’assemblea nazionale dell’Udc. Entra nel dibattito sul rimpasto di giunta anche la Cisl siciliana, che stigmatizza il sipario dei palazzi palermitani: «È una vergogna, e un indecente spettacolo della politica che mina la già debole credibilità della Sicilia».