Questo potrebbe essere il secondo titolo per due libri di recente uscita: Lo Stivale zoppo di Roberto Gervaso e Lui è tornato di Timur Vermes. I due autori giocando col tema dell’ucronia, immaginano di risuscitare nientemeno che Adolf Hitler e Benito Mussolini proiettandoli nel presente.
Due idee originali che affrontano in modo diverso un tema simile. Chi avrà la meglio? L’ironia de Lo Stivale Zoppo, o il geniale caso editoriale tedesco de Lui è Tornato? Cosa sarebbe successo se nel 1945 Mussolini fosse sfuggito alle raffiche dei partigiani? Semplice, si sarebbe rifugiato nella confederazione elvetica in compagnia della Petacci. A guerra finita, dismessi gli scomodi panni di Duce d’Italia, per indossare quelli ben più anonimi di tal Porfilio Oriani giornalista d’una testata elvetica, sarebbe rientrato nella penisola in veste d’inviato.
Da questo assunto, prende le mosse il nuovo libro, Lo Stivale Zoppo di Roberto Gervaso edito da Mondadori. L’opera vorrebbe (nelle dichiarate intenzioni dell’autore) raccontare la storia d’Italia dal trattato di Versailles ad oggi, passando per la guerra e il dopo; in modo credibile e verisimigliante, per mano o per meglio dire per penna, di un redivivo Benito Mussolini tornato al mestiere di giornalista. Un ex Duce, che fra l’altro morirà alla tenera età di centotrenta anni nel suo letto d’attacco cardiaco!? Una conversione dell’ottimo Gervaso all’ucronia? Non si direbbe, visto che nelle vicende narrate v’è poco di controstoria.
I vari reportage che compongono il libro poi, dovrebbero essere stati redatti da un matusalemmico Mussolini; ma invece, pur se ben congeniati, scritti con una prosa accattivante e ironica (cui ben ci ha abituato lo scrittore romano), non hanno nulla che ricordi lo stile infiammato del direttore del Popolo d’Italia, né v’è traccia alcuna della personalità strabordante del fondatore del Fascismo. Un ex Duce quello di Gervaso che attraversa inspiegabilmente e incredibilmente, le pagine del suo libro nelle vesti d’un personaggio incolore, le cui uniche imprese degne di nota, nell’Italia delle due repubbliche, sembrerebbero delle squallide avventure amatorie, condotte per di più alla tenera età di novant’anni (e qui si sconfina nella fantascienza).
Insomma, pare che Gervaso abbia voluto scherzare col tema ucronico, attraverso una trovata interessante, ma forse sprecata. A che vale riesumare Mussolini se poi la sua presenza nelle pagine del libro si limita ad una sorta di ectoplasma in camicia nera? Forse l’autore ha semplicemente cercato un nuovo espediente per raccontare ancora una volta (come all’epoca della suo fortunato sodalizio con Montanelli), la storia del nostro paese, magari con qualche suggestione in più. In definitiva, sembra che a sopravvivere a se stesso, nelle pagine de Lo Stivale Zoppo, non sia stato in realtà Mussolini, ma lo stesso autore; questo si, nelle mentite spoglie di Porfilio Oriani.
Di ben altro tenore Lui è Tornato edito in Italia da Bompiani, ultima fatica letteraria di Timur Vermes, considerato un autentico caso editoriale che ha riscosso un ragguardevole successo in Germania con 600.000 copie vendute. Lo scrittore tedesco attraverso la formula del romanzo (e questo già conferisce freschezza e vivacità al tutto), risuscita il vecchio Adolf nella Berlino del 2011. Se questo può apparire fantasioso e sconcertante, non è nulla in confronto con quello che accade nel corso della storia.
Il neorinato Führer, attraverso situazioni paradossali al limite del ridicolo, riesce incredibilmente pur restando fondamentalmente se stesso, anzi forse proprio per quello, ad essere divertente. Così l’ex dittatore, che cerca una sorta di rivincita, verrà scambiato per un comico, che diverrà fra l’altro la star d’un noto programma satirico. Vermes, riesce con questi elementi a costruire una storia intelligente, per nulla retorica e assolutamente realistica. Per farlo, ricorre abilmente al modo di esprimersi, e alle consuetudini verbali tipiche di Hitler (l’autore ha studiato a fondo le strutture di Mein Kampf e quelle dei discorsi conviviali del Führer), nonché a tutto il suo criminale repertorio ideologico.
Il risultato è sorprendente e nel contempo notevole. Lui è Tornato, riesce con precisione chirurgica a mettere in evidenza le carenze dell’Europa moderna, l’inadeguatezza di una certa classe politica, e le profonde contraddizioni d’una società, quella tedesca e non solo, nei confronti di fenomeni come l’integrazione e la giustizia sociale. Una tentazione apologetica da parte dell’autore? No di sicuro. Se mai una sagace critica ad un dato modo di fare politica.
Ma il romanzo di Vermes, forse più di altri lavori “seri”, vuole metterci in guardia sulla facilità che certe idee spaventose, che credevamo ormai assegnate alle polverose pagine dei libri di storia, potrebbero trovare ancora oggi linfa vitale nelle moderne generazioni, dimentiche del passato e deluse dal presente. Perciò fate attenzione, se un giorno vi capitasse di incontrare un tipo strano in divisa, collo sguardo esaltato, riga e baffetti a francobollo, non scherzateci sopra: potrebbe essere quello vero.
*Lo Stivale zoppo di Roberto Gervaso
*Lui è tornato di Timur Vermes.