(Pubblichiamo un brano della “Lettera aperta al popolo della destra di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e leader del movimento “Prima l’Italia)
Rilanciamo il significato politico e culturale della destra sociale: Alleanza Nazionale ha cominciato a morire quando si è allontanata da questa linea. Nel concetto di “destra sociale” c’è la centralità della cultura comunitaria e identitaria, la capacità di mettere insieme i valori tradizionali con le istanze sociali, un’idea di autorità e di modernizzazione con la spinta alla partecipazione e al movimentismo. La destra sociale è la strada per aprire il nostro mondo alla Dottrina sociale della Chiesa, al modello dell’economia sociale di mercato e al popolarismo europeo; è lo strumento ideologico per combattere ogni forma di intolleranza xenofoba e di chiusura nazionalista. Andiamo verso un nuovo umanesimo identitario per liberare le persone, le comunità e i popoli da ogni forma di omologazione, di sfruttamento, di dominio della finanza e della tecnocrazia.
Dalla svolta di Fiuggi non si torna indietro, ogni forma di nostalgismo e di indulgenza verso idee totalitarie ed intolleranti è un veleno che distrugge il nostro progetto. Il congresso di Fiuggi, che ha fatto nascere Alleanza Nazionale, pur con tutti i suoi limiti rappresenta uno spartiacque per la destra italiana. Chi di noi ha vissuto la militanza nel Msi deve essere giustamente orgoglioso del suo impegno giovanile e della generosità di un mondo che ha pagato un prezzo di sangue per non rinunciare a difendere il Tricolore anche negli anni più “rossi” della storia della Repubblica. Non possiamo però dimenticare che vivevamo in un ghetto chiuso non solo dall’odio dei nostri avversari ma anche dalla nostra incapacità di superare definitivamente i retaggi del passato. Per questo, proprio per non dimenticare chi ha pagato con la vita i propri ideali, costruiamo una memoria condivisa con tutto il popolo italiano basata sui valori irrinunciabili della Sovranità nazionale, della Libertà e della Democrazia.
Dobbiamo creare un partito nuovo e aperto, ma che abbia struttura e radicamento, senza essere preda di leadership personalistiche e mediatiche. I leader sono importanti ma non debbono soffocare la struttura organizzativa che li esprime. Contano più lo spirito di squadra, il gruppo dirigente, le comunità militanti e il radicamento popolare, delle singole persone anche quando diventano leader o assumono ruoli istituzionali. L’impersonalità attiva di chi ricopre incarichi di potere, l’insegnamento di sobrietà e di rigore che ci viene dalle “magistrature” dell’antica Repubblica romana, ci sia d’esempio. Applichiamo anche al nostro partito politico il principio di sussidiarietà, aprendo l’organizzazione al territorio e alla società civile, e il principio della democrazia diretta, utilizzando il metodo delle primarie per scegliere ogni carica apicale e ogni candidatura.
Abbiamo una storia da ricostruire, un percorso da riprendere, una speranza da trasmettere verso il futuro.