L’Ocse bacchetta l’Italia e rivede al ribasso le stime di crescita, anche per il prossimo anno. Mentre il 2013 si chiuderà peggio del temuto (e molto peggio di quanto previsto dal governo dei Vedrò e delle altre nullità). Che fare? La ricetta dei mercati e, dunque, di Alfetta, è nota: tasse, tasse e ancora tasse. Ridurre il debito svendendo tutto, licenziare, tagliare, deprimere, ingrigire. Fantastico. Poi gli imbecilli scorrono i dati del mercato europeo dell’auto e si sorprendono quando scoprono che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi a registrare l’ennesimo calo mentre il resto d’Europa cresce. Siamo in piccola compagnia, con Romania, Cipro, Islanda.Mentre i Paesi messi all’indice e considerati ad un passo dal fallimento, come l’Ungheria, sono quelli con la crescita maggiore.
Non va, non funziona. Eppure il sindaco di Milano si lancia in nuove offensive per ridurre l’uso dell’auto. E quello di Torino aumenta i parcheggi a pagamento. Non si capisce per quali strane ragioni un cittadino, alle prese con timori per il suo futuro da lavoratore e per il suo non futuro da pensionato, dovrebbe acquistare un’auto nuova per procedere più lentamente di una bici e per pagare a peso d’oro un parcheggio sulla strada. Bene, abbattiamo l’inquinamento. Ma non solo quello provocato dalle vetture, anche quello dovuto alle industrie. Perché se le auto non si vendono, le fabbriche non le producono. Altre migliaia di disoccupati.
Ma noi pensiamo a svendere i gioielli di famiglia. Finmeccanica vuole acquistare Avio Spazio? Una scelta strategica giusta e coraggiosa. Dunque parte immediatamente l’offensiva mediatica contro Finmeccanica, ritornando alle inchieste su presunte tangenti. Grazie a queste inchieste Finmeccanica perderà quasi certamente delle importanti commesse. Per la gioia dei mercati e dell’Europa, ma anche per la felicità dei tanti servi italiani che lavorano per la distruzione dell’economia italiana. Non va meglio all’Eni. Poteva bastare l’idiozia cosmica di far la guerra a Gheddafi, con la conseguenza del crollo delle forniture all’Eni? Certo che non poteva bastare.
Così lunedì prossimo la Rai (tv di Stato, non va dimenticato) partirà all’attacco delle iniziative dell’Eni in Kazakhstan. Abbiamo un operatore vincente sulla scena internazionale? Distruggiamolo subito. E visto che non si può più fare come con Enrico Mattei, quando il risultato fu ottenuto grazie alla splendida collaborazione tra Stati Uniti e Mafia, ora provvede direttamente la Tv di Stato a far la guerra all’azienda strategica di Stato. Per eliminare ogni possibile rischio di ripresa, di rilancio. L’Italia deve essere in fondo alla classifica. E dove non è arrivato Monti, arriverà la Rai, arriveranno Fassino e Pisapia, arriverà la banda di Vedrò.