Cresce nel mondo giovanile non conforme e tra le comunità militanti d’Italia l’attesa per il Concerto per Carlo, in programma a Milano. Barbadillo..it ha intervistato per presentare l’appuntamento divenuto una consolidata tradizione Mario Bortuluzzi, voce della Compagnia dell’Anello, storico gruppo della musica alternativa italiana.
Perché il “Concerto per Carlo” del 16 dicembre prossimo è definito dagli organizzatori “il più importante evento di musica alternativa dopo i Campi Hobbit”?
“In effetti, quattordici soggetti, fra gruppi e solisti che si trovano insieme in un teatro per ricordare un amico e camerata scomparso 30 anni fa, rappresentano – de facto – un evento unico e, se mi permetti, un esempio. Esempio di unità d’intenti, di senso della comunità, di quel cameratismo di cui oggi si sente così forte la mancanza. Un tempo, tutto ciò esisteva, pur fra mille difficoltà, in un unico soggetto politico. Nell’Anno del Signore 2013 siamo qui in un campo di macerie, lacerati da mille personalismi, a dover di nuovo ricostruire una casa nostra, pulita, sana e onesta. Chissà che il Concerto per Carlo, con l’evocazione di esempi inascoltati ma in questo tempo quanto mai attuali, possa servire anche a questo”.
Come ricorda la figura di Carlo Venturino e il suo impegno artistico e musicale?
“Vidi Carlo per l’ultima volta nella casa sua di Milano. Tornavo dal Piemonte con Marinella e mi fermai da Guido Giraudo per un saluto. Raggiungemmo nel pomeriggio i fratelli Venturino insieme a Cristina Costantinescu. Non li vedevo tutti insieme da qualche anno e fu un incontro davvero speciale. Parlammo di tante cose e di tanti progetti che allora sia gli Amici del Vento che la Compagnia dell’Anello avevano in cantiere. Carlo era sempre entusiasta, ottimista e con uno spiccato senso dello humor. Tutto in lui parlava di aria pulita, di onestà e di rettitudine. Credo che quel magico mix di personalità che ha dato vita agli AdV, senza voler togliere nulla agli altri componenti, avesse il perno, la ragion d’essere, nella figura e nel carisma di Carlo. La sua scomparsa così assurda ed improvvisa ha lasciato orfana tutta la musica alternativa”.
Lei è un decano dei gruppi della scena della musica alternativa. In cosa si sente vicino alle giovani band che suoneranno a Milano e in cosa si sente differente?
“Penso che tutti noi si sia accomunati da una stessa visione della vita e delle cose. Da questa visione traiamo spunto per parlare agli altri attraverso la musica. Per far questo usiamo gli stili più diversi fra loro; ognuno usa la propria sensibilità: personalmente sono più legato allo stile “ballata cantautorale” e così può capitare, anche in ambito CdA, che mi soccorra Marinella trasformando il pezzo con una spruzzata di “progressive”… Penso che lo stesso avvenga anche nei gruppi più giovani. Quando si lavora in comunità, anche nella musica, funziona così. Tutti, giovani e meno giovani, ci mettono il cuore nelle cose che fanno e la nostra gente, e non solo, questo sentimento unico lo percepisce”.
I limiti e i punti di forza della musica alternativa sono stati oggetto di tante riflessioni. Al tempo della rete e dei file musicali scaricabili con un clic cosa, manca per rendere questo fenomeno ancora più conosciuto?
“Manca l’accesso ai canali di diffusione “ufficiali”. Per ignoranza e ignavia di una classe dirigente che ha sempre avuto paura della propria ombra. Ricordo con rabbia, la destra post missina al governo, alcuni anni fa: RAI 1, Concerto del primo maggio organizzato dalla Ugl – diretta alle 13 – i gruppi più alternativi invitati erano i Cugini di campagna… Edoardo Vianello… Don Backy… Cosa sarebbe costato invitare un paio di gruppi della nostra area? Eppure al Concertone della Cgil suonano i 99 Posse e i Modena City Ramblers senza che nessuno si scandalizzi. E’ un esempio ma ne potrei fare altri. La pavidità di certa gente ha dell’incredibile. E non succede solo con la musica. Provate a domandare ad Antonello Belluco cosa ha passato prima di cominciare le riprese del suo film sulla strage fatta dai partigiani a Codevigo… Una semplice sottoscrizione di parlamentari o di consiglieri regionali ex missini avrebbe permesso l’avvio delle riprese un anno prima. Niente da fare, tranne due, dico due, lodevoli esempi, tutti hanno voltato le spalle. Se il film si è fatto è grazie all’aiuto di centinaia di italiani che non siedono in Parlamento”.
L’attenzione per le note della musica alternativa al tempo delle destre polverizzate che significato può avere?
“Ho sempre usato questa immagine: quando suoniamo, con noi sul palco c’è un “baule virtuale”. Dentro quel baule ci sono i sogni di ormai tre generazioni cresciute a pane e musica alternativa perché l’altro “cibo” politico fatto ingoiare tutti i giorni a forza ai nostri militanti, alla fine era risultato decisamente indigesto, al punto di vomitarlo. Del contenuto di quel baule siamo rimasti noi i custodi in tempi di voltafaccia e di tradimenti. Non che la nostra vocazione fosse questa: abbiamo sempre usato la musica per veicolare idee, emozioni, stati d’animo, mica per fare i custodi di un museo. Abbiamo sempre tentato di migliorare “il prodotto” per raggiungere metapoliticamente, come qualcuno insegnava, più ampi strati di ascolto. Non siamo mancati noi. Noi ci siamo sempre stati, con i nostri mezzi. Anche quando, dopo aver cantato per anni “Strade d’Europa” , qualcuno ha votato, senza nemmeno capire cosa stava facendo, il M.e.s.,condannando il nostro popolo a decenni di povertà, in barba all’Europa dei Popoli…”.
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L’ostilità mediatica per questo evento che rappresenta un mondo culturale non ha fermato il lavoro intenso degli organizzatori. Difendere il pluralismo culturale e politico resta una priorità per questa area?
“Purtroppo sì. Difendere il proprio diritto ad esistere. Con ciò difendendo in buona sostanza la democrazia, quella vera, comunitaria e partecipativa, in una parola, sociale. La disinformazione, la menzogna, la demonizzazione mediatica saranno sempre più forti se l’area inizierà a mietere successi elettorali. Una storia già vista. Bisogna resistere e stringere i denti. Alla fine non saremo noi gli sconfitti”.
Chiudiamo con “La Compagnia dell’Anello”. Avete nuovi progetti artistici in cantiere?
“Un lavoro ogni dieci anni. Questa la media della CdA dal 1983… Dovrebbe essere la volta buona. Per scaramanzia non anticipo nulla ma ci si lavora, da contadini, ma ci stiamo lavorando”.