La dichiarazione di Beppe Grillo sulla contrarietà sua e di Roberto Casaleggio all’abolizione del reato di clandestinità ha creato una frattura profonda nel mondo grillino, che si mostra oggi profondamente diviso su un tema delicato. Il post in questione, “Reato di Clandestinità”, ha collezionato per ora quasi quattromila commenti, nei quali la posizione non è per niente univoca. Si passa da chi, come Riccardo, sostiene che «i clandestini fanno comodo: sono un serbatoio di potenziali voti per una certa sinistra ruffiana che li lecca da anni, sono braccia a basso costo da impiegare come carne da soma nelle più disparate attività, e hanno una formidabile funzione sociale, quella di aumentare la disoccupazione dei giovani italiani, occupando per pochi euro quei mezzi posti di lavoro che potrebbero essere il salvagente per chi perde l’impiego a causa della crisi», per imbattersi in chi, come Maria Grazia, accusa Beppe di trasformare in questo modo «un movimento pulito in uno xenofobo, e io vado via a gambe levate. Non voglio sulla coscienza migliaia di bambini africani avvolti nelle bare e sepolti con le loro madri che li hanno protetti sino all’ultimo”.
Di fatto siamo di fronte al sorgere di una divisione dovuta con tutta probabilità alle diverse provenienze dell’elettorato grillino. Da un lato gli elettori delusi dalla sinistra e dall’altro quelli delusi dalla destra. I primi quindi difficilmente accetteranno posizioni che non hanno mai votato neanche in precedenza, mentre i secondi, fra cui molti elettori di provenienza leghista, non accetteranno un Movimento 5 Stelle a trazione buonista. È notizia di questi giorni, ad esempio, che molti elettori di centrodestra starebbero tornando all’ovile e tra gli analisti c’è chi azzarda l’ipotesi che la mossa sul reato di clandestinità sia un tentativo di recuperarli.
Nel frattempo è risorto anche il dualismo fra Beppe Grillo e i gruppi parlamentari, uno dei leit motiv di questa legislatura. Il Senatore Cioffi, uno dei firmatari dell’emendamento, nell’articolo “Beppe non è il capo” comparso sull’Unità, ha dichiarato che nel Movimento 5 Stelle non ci sono capi, che non è una struttura piramidale e quindi lui si sente libero di esprimersi e che sulla questione del reato di clandestinità a questo punto è meglio che si esprima il popolo della rete. Una presa di posizione che potrebbe costargli sanzioni.
@cescofilip