La domanda non è più “se” andremo ai mondiali ma, più prosaicamente, che cosa ci andremo a fare. L’Italia è costretta a festeggiare, manco fosse quella dell’Azteca di tanti anni fa, la vittoria con l’Estonia. Tre a uno. Dicesi tre a uno contro una squadra che farebbe fatica sui campi della nostra Serie C. La verità, però, è che pure questa Italia, forse ma senza offesa per nessuno, probabilmente si salverebbe solo alle ultime tre giornate in A. Siamo all’anno zero. Lo sappiamo da tempo. E cosa sappiamo fare? Nulla.
Italia, che vai a fare ai mondiali?
Sarebbe più facile se si trattasse di una squadra di club, magari una di quelle che piacciono a noi, della provincia. Per troppo amore si può arrivare anche a questo. A sperare nel fallimento, la ripartenza dalla D e via con una società tutta nuova. Non si può fare perché questa Federazione ce la dobbiamo tenere. Nel bene o nel male. Un mondo sempre uguale a se stesso. Che, dai fallimenti, ha imparato a trovare scuse, giustificazioni piuttosto che soluzioni. Meglio intonare l’accordo delle belle gioje (Arpino docet) piuttosto che perdere l’accredito a Coverciano. Questa squadra non va oltre il tre a uno contro l’Estonia, rischia di perdere contro la piccola Israele e chissà magari a Udine finirà ancora in tremendissima goleada vicendevole.
Gattuso ci mette la faccia. E gli altri?
L’importante è trovare qualcuno che ci metta la faccia. Quest’anno la presta Ringhio Gattuso. Come se bastasse lui a far ritrovare la grinta a una squadra che non incendia i cuori. Perché figlia di un tempo triste. In cui tutti pensano a sé e nessuno si ricorda più che il pallone è un giocattolo non un capitale. L’Italia è all’anno zero. E contro l’Estonia, che ne buscherebbe quattro dalla Cavese, festeggiamo l’1-3 che ti tiene in vita. Ammesso, e non concesso, che sia vita quella passata a gufare la Norvegia. Che non è, nonostante Haaland, l’Argentina di Maradona. Ora sotto a chi tocca. Chissà magari l’impresa azzurra riuscirà. Ma questa Italia, ai mondiali, che cosa ci andrebbe a fare?







Nulla. Ma finchè non si chiudono le frontiere il calcio italiano non rinasce. Chi se ne frega? A me, poco, agli altri non so…