
Orecchie tese all’indietro e pupille dilatate. Ma anche tremori, fughe improvvise e tentativi di evitamento. I cani di città sono stressati quanto i loro padroni. Forse di più.
Una ricerca dell’Università di Helsinki calcola che più del 70% dei cani, che vivono nei centri urbani, ha disturbi d’ansia o qualche fobia. Stanley Coren, professore di Psicologia della University of British Columbia ha messo in evidenza che il livello di fobia dei quattrozampe cittadini verso gli umani supera del 45% quello dei loro simili “di campagna”, che vivono in ambienti più naturali.Che cosa stressa i nostri amici? “In città sono soprattutto i rumori, gli spazi ristretti e affollati con poco verde”, ha chiarito il veterinario comportamentalista Jacopo Riva. Sotto accusa i fuochi d’artificio, i camion della raccolta differenziata del vetro e lo sferragliare del tram sui binari. “Ma tutto il frastuono del traffico, dai clacson al rombare delle motociclette al passaggio dei treni, può provocare ansia nell’animale. Ci si deve preoccupare soprattutto davanti alle ‘reazioni di anticipazione’, quando la fobia riguarda eventi che non sono ancora accaduti ma potrebbero capitare, insomma quando il disturbo si cronicizza e la risposta del cane appare spropositata”.
Talvolta l’animale sofferente scatta all’improvviso, senza rispondere ai richiami, si “auto-mutila” strappandosi il pelo o mordicchiandosi la coda, sviluppa scialorrea (la produzione di saliva continua), “sono risposte allo stress nel tentativo di scaricare il problema”, continua il medico.
C’è poi l’urgenza di inserire “gli adottati dal Sud”. Un fenomeno molto frequente fa sì che svariate associazioni animaliste si adoperino per trovare una famiglia ai randagi che circolano liberi o confinati in un canile. “Nelle città ci sono moltissime persone disposte ad accoglierli, ed è un gesto bellissimo – ne parla l’educatore cinofilo Paolo Bosatra – Accade che il cucciolo o, più spesso, l’animale adulto, si ritrovi a cambiare completamente abitudini nel giro di poche ore, dall’altopiano della Sila al contesto urbano. In genere manca loro il periodo di socializzazione con l’umano fra il secondo e il terzo mese di vita. poiché sono più abituati a stare insieme agli altri cani. Un animale catapultato a Milano con queste premesse è facile che manifesti ansia”.
Ma anche l’istinto va preso in considerazione: “Alcuni cani da pastore, come il Border Collie, i cosiddetti “radunatori”, in natura cercano di tenere insieme le greggi e sono portati a inseguire tutto ciò che si allontana. Mi è capitato di dover rieducare un Border Collie, che passeggiando sul marciapiede di corso Buenos Aires, si lanciava all’inseguimento di monopattini e motorini. Non c’era nulla di anomalo in quel cane che però, non potendo assecondare l’istinto, manifestava spesso disagio (e il padrone non era in grado di gestirlo)”, raccontato Bosatra.
Che cosa fare, dunque? Gli specialisti suggeriscono ai proprietari di seguire un percorso per imparare a interpretare i comportamenti e il linguaggio degli animali, sia se si ravvisano fobie improvvise, sia se ci si appresta ad adottare un cane per la prima volta.
Le cliniche veterinarie del gruppo Ca’ Zampa propongono corsi “on demand” nelle sedi di Arese, Milano Portello, Milano Montenero e Cremona, “abbiniamo l’educazione cinofila con la veterinaria comportamentale per risolvere le fobie e rafforzare il rapporto con gli animali da compagnia”.
“L’ideale sarebbe cercare di prevenire i problemi comportamentali promuovendo il contatto con gli stimoli urbani dei cuccioli già a 60 giorni di vita, al momento dell’adozione, attraverso la condivisione di spazi e stimoli che possano far scaturire emozioni positive e mai negative o traumatiche”. precisa il veterinario Riva.
Da Il Giornale
Normalmente in città il cane non serve a nulla. Perchè farlo soffrire chiuso in un appartamento?