Dunque oggi 1 luglio cade l’anniversario della morte di Louis-Ferdinand Céline, e due parole mi saranno concesse: orbene, chi si avventura nell’opera del “Bravo Dottore”, persa la verginità solitamente con Le Voyage, poi non torna più indietro, reietto sarà mai più un lettore come un altro, un generico lettore di Calvino Rodari o Garcia Marquez per dire (e detesta soprattutto quelli che mettono Céline nel mucchio dei grandi scrittori ma senza amarlo alla follia), men che meno fruitore della merda che gira oggi in libreria, ma esattamente come accade dopo aver affrontato Proust diventa fatalmente un “celiniano”, un maniaco bilioso, il ché comporta avere sovente i coglioni di traverso e nutrire un certo sprezzo per la Cultura genericamente intesa.
Il gusto si è talmente raffinato da rendere inaffrontabile qualsiasi abbassamento di livello.
Vedete, il celiniano non legge solo i libri del Destouches, eppure diventa in qualche modo un feticista del torbido, ha contratto il morbo, si è infettato di insofferenza sbuffi e scatarri, sicché s’attacca con l’andare degli anni a tutte le possibili e immaginabili rogne letterarie, a scandali provocazioni perversioni posizioni scorrette insostenibili a salotto… insomma si è corrotto moralmente per necessità di epica, per desiderio di Stile, per bisogno di leggere pericolosamente, perché ciò significa Vivere e poi crepare ma bisogna saperlo raccontare quello che sta in mezzo. Nessuno prima di Céline (forse nemmeno dopo) mi ha squassato le viscere e mosso le emozioni più profonde, e io nel mio piccolo vorrei ringraziarlo. Alla memoria.
Leggere Céline è come contrarre un virus nobile e velenoso al tempo stesso. Grazie a Donato per averne raccontato il contagio con questa forza viscerale 😉
Grazie a Donato Novellini, mi rileggo un po’ “Viaggio al termine della notte” e cercherò di superare il “disagio” pur avvincente che mi ha lasciato addosso.
Nella tragica e irrimediabile fine dell’Europa troviamo nell’arte di Celine la prova vissuta della caduta di Troia cui non potranno più seguire nè la Grecia nè Roma.
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Anch’ io ringraziero ‘ Ce’line fino alla fine dei miei giorni !
Leggere Céline è come contrarre un virus nobile e velenoso al tempo stesso. Grazie a Donato per averne raccontato il contagio con questa forza viscerale 😉
Parole sante…
Grazie a Donato Novellini, mi rileggo un po’ “Viaggio al termine della notte” e cercherò di superare il “disagio” pur avvincente che mi ha lasciato addosso.
Nella tragica e irrimediabile fine dell’Europa troviamo nell’arte di Celine la prova vissuta della caduta di Troia cui non potranno più seguire nè la Grecia nè Roma.