
Il “lento” declina: nei locali notturni ci si dimena da soli. Peccato, perché il “lento” ha anche una funzione sociale: permette a chi non sa ballare di farlo comunque e aiuta i timidi a fare la prima mossa. Perché, certo, il “lento” crea intimità. Insomma, un’apertura in occasione nella quale si può concludere, parafrasando il filosofo Jean-Claude Dusse, la cui opera è ingiustamente emarginata dalle università. Eppure si dice che, tra le generazioni più anziane, l’arte del guancia a guancia sarebbe ancora popolare ai tè danzanti. E anche tra i più giovani, con un ritorno nelle feste private. Dove ci si può ancora divertire senza essere disturbati da donne in berretto; dove fumare resta un diritto: dove la cavalleria non “rientra nella cultura dello stupro”, parafrasando le femministe militanti. Insomma, un’arte di vivere, celebrata un tempo dal compianto Charles Dumont col suo immortale ritornello, Ta cigarette après l’amour.
David Bowie alias
Quando i Rolling Stones pubblicano Angie nel 1973 , i fan duri e puri si indignano. Per loro un “lento” tradisce il repertorio originale, tradizionalmente più ruvido. In ognl genere musicale, i facinorosi non si riposano mai. Se le femministe non si lamentano ancora; ma avrebbero potuto, a giudicare dalla copertina del 45. giri che mostra un torso femminile camuffato da volto, con i seni che ammiccano al potenziale acquirente. Altri si inrerrogano sulla famosa Angie. È Angela Bowie, al secolo la signora David Bowie, o Mister Bowie? Nelle memorie, il chitarrista Keith Richards sostiene che si tratti di un semplice nome di battesimo, come “Diana”. D’altronde, poco importa, Angie è l’ospite d’onore dell’estate 1973. Più di mezzo secolo dopo, i Rolling Stones la suonano ancora sul palco, con grande gioia del pubblico per il quale questo lamento evoca bei ricordi. Dimostra semplicemente che un vecchio rocker può celare un inguaribile sentimentale.
Non c’è una ragazza, detta Grenadine, ma solo un omaggio all’isola di Saint-Vincent e Grenadine, presso la Guadalupa, terra natale di Laurent Voulzy. Questo è il suo secondo grande successo. Siamo nel 1979 e la sua collaborazione con Alain Souchon, il paroliere preferito, farà presto le note scintille. Ma la bellezza del testo è già lì: “In un dolce paese / Sono nato nel grigio per caso / Tutto il mio cuore è rimasto lì / In questo paese che non conosco”. Questo amore per la Francia d’oltremare non l’abbandonerà mai, nemmeno nel tour tra chiese e castelli del 2012, per promuovere il lp Lys and Love e il suo titolo di punta, Jeanne, per Giovanna d’Arco. Per brani lenti, la Pulzella d’Orléans, sarebbe stato più che nella media. Mentre con questo Cuore di Grenadine, potrebbe essere davvero emozionante.
Non è My Way, è Comme d’habitude
Tutto è stato scritto, o quasi, sul successo immortale di Claude François, Comme d’habitude, composto e scritto coi due accoliti Gilles Thibaut e Jacques Revaux. Subito proposto a Hervé Vilard, che non la vuole, perfino “Cloclo” ci crede poco. Il resto è noto. Paradossalmente passa per una delle canzoni d’amore per eccellenza, ma non è molto gioiosa, raccontando l’inevitabile rottura tra France Gall e l’idolo dei giovani. Insomma, una coppia che, sotto le apparenze, finge. Poco gioiosa per il riavvicinamento dei corpi. Eppure, è tra le canzoni più note al mondo, soprattutto quando Franl Sinastra ne fa una cover. My Way, ma che racconta una storia diversa, altrettanto “gioiosa”: quella di una stella al crepuscolo della vita. Sono uscite 1.327 cover di questo brano. Un primato, insieme a Yesterday dei Beatles
Nel linguaggio di Mr. Bean e Sherlock Holmes, ecco un One Hit Wonder. Un singolo successo che può riassumere una carriera. È quello che è successo ai Korgis, duo inglese fondato da Andy Davis e James Warren. Influenzati dai Beatles, cercano la melodia definitiva. Così sarà Everybody’s Got to Learn Sometime, una canzone peraltro bellissima. Peccato per loro, il loro aspetto da assicuratori li costringa a non ostentare troppo. Questo magnifico lento rimane, anche se ha i segni del tempo: è il 1980 e l’organo Bontempi ha sostituito l’Hammond B-3 di un tempo, con i suoi suoni molto più caldi. Ciononostante, il risultato può sembrare una madeleine proustiana per chi ha patito i primi struggimenti al campeggio dei Flots bleus.”
Nel 1972, Michel Polnareff è all’apice della carriera. Melodie insuperabili, come testimonia Holidays, coi suoi sontuosi arrangiamenti. Jean-Loup Dabadie fa poi la sua parte in Étienne Roda-Gil, producendo anche un testo molto bello, sebbene al limite della comprensione: