
Sarà il tormentone dei prossimi anni. Editoriali indignati, talk-show strabordanti, meme compulsivi. Il protagonista? Trump. Dipinto come un gradasso paranoico, instabile, lunatico e inaffidabile, capace di cambiare idea tra un tweet e una ciambella.
Sarà così? Affari suoi, ma soprattutto affari nostri, perché il “gradasso” sta vincendo tutti i suoi giri di poker con l’Europa. Durante il vertice Nato all’Aia, Trump è tornato a fare Trump: “Volete la mia protezione? Bene. Pagate.”
Risultato? Tutti i Paesi membri, tranne la Spagna, si sono impegnati ad aumentare la spesa militare fino al 5% del PIL entro il 2035. Un traguardo che fa impallidire i sogni keynesiani. Madrid ha risposto con un ossimoro andaluso: “Ci sto, ma non pago.” Una furbata che avrà le gambe corte, perché da soli non si va da nessuna parte. Il resto d’Europa ha chinato il capo. Anche i pacifisti svedesi ora sognano gli F35.
Chi ha vinto? Trump. Ma anche la Germania, per il momentom che ha visto in questa improvvisa corsa agli armamenti una ghiotta occasione per fare qualcosa di utile con le sue fabbriche post-Volkswagen. Producendo panzer e non treni e utilitarie, che, vistta la loro quasi inutilità nelle guerre attuali, forse serviranno ai tedeschi a farsi le vacanze creative sull’Adriatico.
“Sovranita fiscale Usa”
Altra clamorosa vittoria di Trump: il G7 ha approvato una soluzione parallela che esenta le compagnie statunitensi dalla tassazione globale sulle multinazionali, invocando la “sovranità fiscale” Usa. Questa deroga, ottenuta nonostante l’accordo storico del 2021 sulla global minimum tax, rischia di sminuire la lotta all’elusione fiscale delle Big Tech americane.
Trump non sarà un genio diplomatico, ma è un giocatore di poker e come tale si comporta: o si vince o si perde. E chi non sa bluffare difficilmente vince. Un buon pokerista lo sa fare. Al contrario degli europei, che sembrano usciti da una tombola organizzata dal circolo degli ex idealisti liberali e dei socialisti collassati. Ricordate quando Trump disse a Zelensky: “Tu non hai le carte in mano?”
Un’amara verità su cui si fonda ogni trattato internazionale da Tucidide in poi: mostrare le carte è da sciocchi. O da europei. Lo dimostra il modo in cui stiamo giocando la partita sui dazi, comportandoci già da perdenti. Anche se abbiamo in mano una carta fortissima: l’Europa rappresenta ancora il mercato più ricco del mondo. Perché non farla valere?
Trump punta tutto sulla reindustrializzazione a colpi di dazi. È il suo modo per arginare la Cina, spremere l’Europa e tornare a far produrre l’acciaio in Ohio, mica nei sobborghi di Wuhan. E l’Europa? Farfuglia valori, invoca l’unità, poi firma contratti miliardari per F-35 americani, munizioni made in Texas e software israeliani.
Il presidente USA ha gioco facile. L’Europa è un pollaio disordinato. Altra cosa è la Cina: Xi Jinping studia L’arte della guerra e prepara accordi commerciali in silenzio, a colpi di infrastrutture, minerali critici e chip.
Trump bluffa a voce alta. Xi dissimula in silenzio, mentre noi, nel mezzo, ci illudiamo di rappresentare la razionalità liberale e le “virtù dell’Occidente”.
Peccato che nessuno sappia spiegare quali siano queste virtù, né a cosa servano, se poi basta uno sbuffo da Mar-a-Lago per far saltare qualunque direttiva UE.
Nei prossimi giri di poker si giocherà sui dazi, sul commercio con la Cina, sull’energia.
E indovinate chi ha il mazzo? Esatto: ancora lui, lo Zio Sam con la cravatta rossa e l’aria da venditore di gelati incazzato. Noi europei saremo lì a protestare, analizzare, indignarci e… comprare.
Le illusioni dell’Ue
Trump è rozzo, certo. A volte sembra un personaggio di un fumetto pulp. Ma, contrariamente a quel che si pensa, sa che cosa vuole. Se necessario, bluffa. Anche a costo di rimetterci tutta la posta. Come un uomo d’affari americano, incorpora nella sua vita l’azzardo.
Noi no. Pensiamo di avere alle spalle tutta la saggezza dell’antico occidente e non amiamo i duelli stile selvaggio West. Non ci appartengono.
Però oggi rischiamo di essere nulla e, se qualcuno ci costringe a sederci al tavolo del poker, dobbiamo imparare a non farci spennare.