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Léon Krier, architetto fedele al cuore antico delle città moderne

Ispiratore di di Carlo III, ideò un progetto cui Firenze non fu all'altezza per fini di lucro

by Giannozzo Pucci
27 Giugno 2025
in Cultura
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Léon Krier

La bellezza delle città storiche come Firenze viene dal fatto che sono state disegnate e cresciute con un’architettura di comunità, alla quale obbedivano anche i suoi più grandi geni. Il lavoro di Brunelleschi è caratterizzato dalla fedeltà alla realtà preesistente, cui ha aggiunto i suoi progetti, interpretandone le indicazioni. Dalla via dei Servi come legame fra il Duomo e la Basilica dei Servi di Maria, all’Ospedale degli Innocenti con la sua loggia come primo lato della piazza SS. Annunziata che verrà poi seguito dai progettisti degli altri due lati fino a farne quella che il più grande storico dell’architettura, Lewis Mumford, ha chiamato la più bella piazza del mondo.

 

Architettura di comunità

Fino al XIX secolo avanzato, Firenze è rimasta bella, perché progettata da un’architettura di comunità. La modernità invece privilegia interessi individuali e  sollecitazioni immobiliari, cioè dei politici per cui prevalgono i profitti finanziari. Da qui si sono sviluppati i casermoni sovietici di appartamenti individuali. Le città hanno moltiplicato le periferie e la divisione in zone specializzate come forme di limiti pubblici agli interessi individuali. Culturalmente si è accompagnata a tutto questo la diffusione di un’ideologia provinciale.

 

Incantesimo del brutto? No

Léon Krier (1946-2025) è stato il rivoluzionario architetto e urbanista, caso al principe di Galles, poi re Charles III, che ha osato rompere l’incantesimo del brutto, del precario e disfunzionale per eccesso di smania di funzionalità, per riproporre la progettazione di comunità, ispirandosi al classico come trasmissione di un modo di essere. In natura tutto nasce dall’imitazione che non è mai uguale. Il modernismo, che rifiuta di rispettare le regole della natura, condanna tutto ciò come conservatore, mentre il rispetto delle regole naturali è l’unica garanzia della continua diversità, come sono diversi tutti i miliardi di esseri umani, nati nelle stesse regole.

A una settimana dalla morte, avvenuta a Palma de Majorca, dobbiamo ricordare il boicottato piano guida di Krier per Novoli, che ha cercato di portare a Firenze la cultura urbanistica comunitaria più avanzata. Il provincialismo fiorentino dominante fra i nostri architetti e politici ha fatto fallire questa iniziativa che avrebbe trasformato Firenze nella città da imitare per vivibilità in tutto il mondo.

Una delle caratteristiche della progettazione di comunità da parte del piano Krier a Novoli è stata di ricomporre l’area in rioni relativamente autonomi con pluralità di funzioni e il parco al centro.

 

Occasione perduta di Noboli

La stupidità per eccessiva fame di profitti è ben sintetizzata dalla storia che segue. Krier aveva previsto un parcheggio per ogni edificio e un parco centrale a tutto l’insieme che, come il Central Park di New York, doveva essere più basso del piano stradale per costituire per tutti il vero centro verde dell’area grande di Novoli. Il progetto è stato boicottato perché i tanti parcheggi distinti non sembravano offrire molti profitti. Perciò non hanno seguito il piano e hanno realizzato un unico grande parcheggio sotto il parco, trasformando questo in un rilievo che non è più uno spazio di riconoscimento pubblico.

Il parcheggione è sempre vuoto perché la gente ha paura di lasciarci la macchina e nemmeno le catene che sono state messe lungo i marciapiedi, che Krier voleva rimanessero liberi per le piccole necessità quotidiane, hanno costretto nessuno a andare nel grande parcheggio. Al punto che tempo fa’ qualcuno si è chiesto se fosse il caso di fare un altro parcheggio più piccolo.

Il Piano Guida di Novoli che avrebbe prodotto bellezza, vivibilità, profitti e nuove attività economiche, è stato fatto fallire dalla mania dei profitti a ogni costo. Adesso la soluzione sarebbe riempire il parcheggio sempre vuoto con la terra delle colline costruite sopra e rendere il parco capace di ospitare grandi alberi sotto il piano stradale.

Che la morte di Krier ci faccia riflettere sulle sue proposte come questa e su quello che potremmo guadagnare ispirandoci ad esse nella pratica di trasformazione delle città.

Giannozzo Pucci

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Tags: giannozzo pucciLéon Krier

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