
Gli ultimi due fascicoli di Eurasia (1/2025 e 2/2025; ognuno di pagg. 207, euro 20; www.eurasia-rivista.com) sono ricchi di analisi, spunti, dossari suggestivi e chiarificatori, con contributi che indicano piste di ricerca inedite. Un lavoro interessante quello della redazione e del direttore, Claudio Mutti, che coordina e dirige la rivista in modo da offrire, in ogni numero, linee interpretative inedite, che nulla hanno a che fare con il mainstream, il comune sentire, o con un’interpretazione vicina alla narrazione comune. Infatti, in ogni numero c’è materiale utile per comprendere come evolvono le situazioni legate alla geopolitica nel mondo e i livelli di confronto fra gli schieramenti.
Il direttore Mutti analizza nell’editoriale le posizioni politiche assunte da gruppi di potere da un lato e i collegamenti fra movimenti e partiti di destra dall’altro lato. Con tanto di nomi, sigle di movimenti, partiti e indicazione di alleanze, emerge che sotto il nome di Patriots molte intese sono state raggiunte in maniera inusuale, nell’ambito di perimetri che circoscrivono inediti schieramenti. Entrando nel vivo, con il dossario dedicato ai “Tre fronti”, Eurasia affronta le tematiche del Medio Oriente da un lato, la questione della guerra in Ucraina, il nodo cruciale della questione di Taiwan, isola al centro di frizioni fra Usa e Cina per il mantenimento dell’indipendenza. Nel quadro generale non manca l’analisi degli Usa che appoggiano l’indipendenza di Taiwan. La rubrica di documenti arricchisce il fascicolo con saggi di Mutti, del sindacalista Giuseppe Di Vittorio, Carlo Terracciano e Jean Thiriart sul tema relativo alla geopolitica, al sovranismo, alla Palestina e all’Europa. Concludono il fascicolo le recensioni e le schede, utili per orientare il lettore su argomenti di attualità.
Il fascicolo numero 2 dell’anno in corso è arricchito da un dossario di particolare interesse sul tema “Nel mirino dell’Occidente”, che affronta gli aspetti geopolitici attuali della Siria, Palestina, Iraq ed esamina le ingerenze degli Usa nel Tibet. Due interviste al prof. Aldo Ferrari e ad Andrea Zhok, sui rischi derivanti dalla frammentazione della Russia e sulla crisi del paradigma occidentale rappresentano un altro aspetto interessante. Chiude il fascicolo la rubrica di recensioni e schede di libri. (MT)