
Anche se già parecchie (ed autorevoli) penne han voluto ricordare, su queste colonne, su quotidiani nazionali, su riviste e blog, l’amico Giuseppe Parlato, prematuramente scomparso lo scorso 2 giugno, non resisto alla tentazione di unire il mio personale cordoglio e memoria.
Addio Giuseppe riposa in pace. Ti conobbi ai venti anni, all’Università di Torino, Facoltà di Lettere. Io iscritto a Scienze Politiche, tu, tre anni più giovane, a Lettere. Quando potevo io ‘marinavo’ il lavoro per andare a Palazzo Nuovo ad ascoltare qualche lezione. Tra queste una dal sapore deliziosamente arcaico: Ordinamenti degli Antichi Stati Italiani, dettata da Narciso Nada. Infatti si poteva (all’inizio degli anni ’70), inserire nel piano di studi alcune materie di altre Facoltà. L’ambiente non era favorevole alla ‘libertà di pensiero’. Spadroneggiava una violenta sinistra extraparlamentare ed il potere accademico, a Lettere, era già saldamente detenuto da docenti socialcomunisti ed azionisti. Diventammo presto amici e scoprii che ci univano molti interessi ed idee comuni, nonostante la prudenza che allora era doverosa per evitare il rischio di una sprangata in testa… Tu eri ancorato ad una matrice cattolica e ad un ideario essenzialmente missino, io, agnostico, mi sentivo attratto da una ideologia liberal-conservatrice, che, vista da sinistra, coincideva… con la tua! Eri colto, brillante, uno sgobbone che si distraeva leggendo Guareschi, ma austero bon vivant, attratto dalle gonnelle, dalla buona tavola, dalle grappe, conversatore arguto dalla battuta sempre pronta, ironico, schietto, spiritoso… innamorato della vita.
Quell’ambiente, quella spessa ostilità ideologico-culturale, nella prospettiva di un serio impegno accademico, non era favorevole per nessuno di noi due. Io avrei poi avuto, fino ad un certo punto, il sostegno di un ‘barone’ odiato a sinistra (seppur non tutta), ma potente, come Luigi Firpo. Per te era peggio, ti boicottavano in tanti modi meschini ed avvilenti e, pochi anni dopo la laurea, saggiamente traslocasti a Roma (sul vecchio maggiolino Volkswagen…), alla corte di Renzo De Felice, del quale diventasti un autorevole continuatore nel nome della ricerca storica rigorosa, non conformista. Come ha ora rammentato il comune amico Perfetti, Parlato è stato ‘un ricercatore rigoroso e appassionato, un intellettuale molto curioso, animato da una vera e propria cupiditas sciendi frutto di una cultura storiografica ben solida, materiata dalla lettura dei classici e quindi non tributaria dello specialismo oggi di moda, né, tanto meno, della tendenza al ricorso
di una aneddotica fine a se stessa’.
Diventasti, quasi naturalmente, caro Giuseppe, un grande storico, sia pure percorrendo una strada sempre in salita, incarichi prestigiosi, docente, Preside, Rettore della UNINT, Presidente dagli anni ’90 della Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice, rimanendo una persona dabbene, simpatica, affabile, senza alcuna spocchia, con notevoli capacità organizzative e di promozione culturale, non solo il maggior studioso della sinistra fascista, del sindacalismo rivoluzionario, del MSI e della destra postbellica. Ha ricordato Marcello Veneziani che ‘Parlato riuscì a far confluire nella Fondazione Spirito-De Felice numerosi e preziosi archivi storici e bibliotecari sul fascismo e sull’età contemporanea. In un mondo portato a dimenticare ed a cancellare le tracce, egli ha salvato dall’oblio e dall’incuria memorie storiche e documenti importanti’.
Anche io me ne andai a Roma, in coincidenza con i bestiali omicidi delle BR (Croce, Casalegno), dopo aver vinto il Concorso Diplomatico del 1977-’78, prima tappa di un destino da giramondo durato oltre 30 anni. Che si prolunga tuttora da pensionato, nel mio buen retiro montevideano. Per anni ci vedemmo raramente, in coincidenza con i miei soggiorni alla Farnesina, pur coltivando da lontano, per lettera, un sentimento d’amicizia radicato (che lutti e disgrazie familiari cementarono). Fino a che giunse Internet, quello schermo odiosamato che lo scorso 3.6 mi ha dato la dolorosa notizia del tuo decesso, nella casa di Castenuovo di Porto che avevo conosciuto, colma di libri disposti per autore in rigoroso ordine alfabetico. Notizia in qualche modo non inattesa. Sapevo della tua malattia da un paio d’anni, affrontata con fiducia ed ottimismo, ma, quando ti comunicai la nuova della nascita del mio terzo nipotino, a gennaio di quest’anno, la tua breve risposta ed il silenzio riservato agli articoli che poi ti inviai, lasciavano purtroppo presagire il peggio. Ad agosto 2023 mi avevi scritto:
‘… bello il tuo affresco diplomatico-storico che mi hai inviato. Sono sempre a Roma, nonostante la mia volontà di trasferirmi a Torino: non ci sono ancora riuscito, un po’ per questioni di salute, soprattutto perché mi hanno nominato da poco Commissario straordinario dell’Istituto di Storia moderna e contemporanea, quello di Via Caetani. Posto prestigioso, ma pieno di rogne amministrative. Pensa solo che l’Istituto è commissariato dal 2015…’.
(Il 22 febbraio 2024 sarebbe stato nominato Direttore dello stesso Istituto e membro della Giunta Storica Nazionale; il 9 aprile 2024 eletto vicepresidente).
In occasione delle feste di Natale 2023, Giuseppe mi mandava una foto della nipotina Matilde e riannodava i fili del ricordo (e del pettegolezzo), di quando Alessandro Galante Garrone, un giacobino certo ‘non mite’, aveva lanciato la sua damnatio memoriae: ‘con me in Facoltà Parlato non si laureerà mai!’ Ma la Provvidenza volle che il fazioso Galante si ammalasse e stesse vari mesi assente… Così Parlato potè laurearsi con Narciso Nada, con una tesi sui Compromessi del 1821, non proprio un argomento ‘reazionario’:
‘La** me la ricordo perché fu la causa involontaria della mia lode e dignità di stampa alla laurea, avendomi scambiato per un compagno di sicura fede. Il fatto determinante fu che il buon Nada, nella sua relazione, mi attaccò perché temeva di dispiacere a Galante Garrone. Ma nessuno lo aveva capito. La**, che detestava Nada considerandolo un pericoloso reazionario, mi difese e così mi beccai il massimo. Eterogenesi dei fini. Per quanto riguarda la mia salute, da luglio sono stato impegnato in diverse analisi. La scorsa settimana ho cominciato una cura oncologica che mi dicono avrà buoni risultati. (…). Per il resto mi divido tra la Fondazione e l’Istituto di cui ti ho parlato. Sto lavorando a una parte della Storia d’Italia di Rubbettino relativa al fascismo (1925-1946); inoltre ho messo in piedi una ricerca sul mito di D’Annunzio nella destra italiana del dopoguerra. Uscirà per Cantagalli, piccolo ma serio editore senese. Inoltre, ho programmato un lavoro su destra e cattolici (anni ’50 e ’60) per il Mulino. Il lavoro è praticamente fatto, ma ci devo lavorare ancora su alcuni punti. È uscito un mio lavoro sulla destra e il 1960 (Genova, insurrezione), che ti allego. Se soffri d’insonnia è l’ideale… Domani torno a Torino e ci sto fino al 2 gennaio, a ritrovare la mia vecchia capitale e la signora che colà mi attende…’.
Grande e straordinario lavoratore, storico degno di fama, persona gentile, disponibile, divertente, caro Giuseppe Parlato: così amo ricordarti, sino all’ultimo.