
È l’intreccio di luoghi e opere, vita vissuta e vita raccontata, a costituire l’architettura di questo volumetto – Le Parigi di Drieu, per Bietti – , che sbozza il cosmo di Pierre Drieu La Rochelle a partire dalla città in cui è vissuto, e che ne ha conosciuto gli amori e le opere, gli accessi e gli abissi. Una Parigi unica e molteplice, speculare alla personalità di uno scrittore controverso e leggendario, dandy ed esteta armato, soldato nelle “tempeste d’acciaio” e redattore della N.R.F., antiborghese e antidemocratico, amico di Malraux e Aragon, teorico del “socialismo fascista” morto comunista, come dichiarerà nelle ultime pagine del suo diario. Una Parigi nella quale, il 15 marzo 1945, staccherà il tubo del gas e ingerirà una dose letale di fenobarbital, anticipando il giudizio di quegli stessi tribunali che faranno fucilare i “collaborazionisti” Robert Brasillach e Georges Suarez.
Volumetto che ogni appassionato dello scrittore francese non può non leggere. Vorrei solo sottolineare un’inesattezza: Drieu non è morto comunista ma fascista. Nelle pagine del diario c’è solo un fuggevole accenno a quella che potremmo chiamare tentazione comunista di Drieu (stante l’esito del conflitto) ,ma respinta col riaffermare la sua fede fascista.