
Per ascoltare voci diverse occorre un’iniziativa come quellla di Verbania, amministrata da una lista civica al di là della Destra e della Sinistra. Qui è cominciata “Verbàlia”, rassegna culturale aperta a voci non conformiste.
Franco Cardini, fra i maggiori storici italiani, proprio sulla Storia ha per oltre due ore, spaziato tra le civiltà ed il loro diverso rapporto col proprio passato, confrontandosi con la difficoltà di riconoscere al concetto di Occidente una precisa delimitazione spaziale e temporale, constatando che tuttavi la cultura occidentale ha più cercato le sue radici nella trasmissione della memoria.
Cardini ha riconosciuto che lo studioso di storia, osservando l’oggetto della ricerca alla luce del proprio bagaglio culturale, lo modifica; ne diviene, volente o nolente, revisionista. L’onestà dello storico postulata da Cardini è quella invocata da Charles Péguy: “che si dica sempre quel che si vede e, cosa più difficile ancora, che si veda quel che si vede”. Oggi però la Storia sta perdendo la sua finalità di “politica sperimentale”, come era stata definita a fine ‘700.
Constatata la svalutazione della narrazione degli eventi del passato nella contemporaneità, è toccato a Francesco Borgonovo denunciare l’egemonia del pensiero unico, dell’ideologia dei diritti, del pensiero woke che, tutt’insieme, si sforzano di cancellare il passato europeo, ridotto, nel disegno caricaturale che ne fanno i suoi critici, culla del patriarcato, della volontà di conquista, dell’organizzazione sociale gerarchica, della volontà di affermazione dei popoli “bianchi”. Il progetto alternativo che viene elaborato a questo proposito nei campuses universitari americani è quello dell’atomismo individualista, attento solo all’uomo indifferenziato, l’ultimo uomo dello Zarathustra di Friedrich Nietzsche.
Per Giovanni Sallusti, minaccioso modello che avanza, al nichilismo della nuova sinistra americana, si contrappone la concretezza del “popolo di Trump”, milioni di uomini e donne espulsi dal mondo produttivo e marginalizzati nella società a causa dell’affermazione dell’economia finanziaria e dalle delocalizzazioni. Trump, ma ancora più di lui J. D. Vance, pongono al centro del proprio progetto politico non l’economia dei consumi a basso costo, ma la centralità della produzione, del luogo in cui i beni vengono realizzati. Riportare il lavoro, quello concreto della fabbrica, in America, è il loro obiettivo di oggi. Un domani ciò potrebbe essere un traguardo anche in Europa. Va recuperata la “vita activa”, che rese grandi i popoli dei due continenti, mettendo di fronte concreti diritti degli uomini a ideologici “diritti dell’uomo”.
Sono stati giorni ricchi di stimoli, che hanno fatto pensare e mostrato ciò che l’informazione mainstream tenta di nascondere. “Verbàlia” però non è un esperimento chiuso in se stesso e perciò alla rassegna culturale hanno partecipato anche la Biennale di Venezia, nella persona di Luigi Mascheroni, direttore della rivista La Biennale, ponte ideale tra il Lago e la Laguna Due bravissime concertiste serbe. Sonja Kalajic e Natalija Mladenovic hanno fatto ripercorrere, sulle note di Giuseppe Tartini e Georges Bizet, Sergej Prokofiev, un tragitto attraverso la cultura europea di cui si è parlato.
Verbania ha voluto manifestare il 24 e 25 maggio la propria vocazione al turismo culturale e la propria attenzione per il bello, ospitando il convegno all’aperto, tra gli alberi del parco di Villa Giulia sulla riva del Golfo Borromeo. Buona musica e paesaggio sublime aiutano ad ascoltare e a far propri discorsi complessi.