
Nel mio “when almost everything is said and done”, parlo di Nino Benvenuti, al quale invero fa altresì riferimento Sandro Mazzinghi nell’intervista che mi concesse anni fa. Fu il triestino a strappare difatti per ko il mondiale dei medi junior al toscano, contro cui rivinse successivamente ai punti.
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La coppa Val Barker, sapete?
Ogni 4 anni, finito il torneo olimpico per l’assegnazione delle medaglie, al boxeur considerato migliore, a prescindere da categoria e peso, viene attribuita la coppa in questione. Val Barker è stato a fine ‘800 un peso massimo inglese di grandi esiti e successivamente, negli anni iniziali del ‘900, uno dei più importanti dirigenti delle federazioni internazionali pugilistiche.
Il premio è istituzionale dalle edizioni di Berlino del 1936. Due italiani l’hanno ricevuto/a: Nino Benvenuti, a Roma nel 1960, boxando tra i pesi welter, allorquando tra i medio-massimi vinse un certo Cassius Clay, successivamente stranoto come Muhammad Ali; Patrizio Oliva, a Mosca, affermandosi tra i super leggeri.
Memorabile 17 aprile 1967
Ho una particolare ragione per ricordare il buon (faccio per dire, visto quanto aveva combinato nel 1962, combattendo a morte col povero Benny “kid” Paret) Emile Griffith.
Una notte passata in piedi per ascoltare alla radio la cronaca della sfida che portava alla sua corona mondiale dei pesi medi il nostro Nino Benvenuti. E quella notte in bianco, in un giorno per me particolare: era il 17 aprile 1967 e compivo ventitre anni.
Non che all’epoca non fosse possibile trasmettere il match in tv. No, ma qualcuno in alto loco aveva deciso che gli italiani non dovevano perdere il sonno come, pensava, sarebbe accaduto se l’incontro fosse stato visibile, sia pure nel confuso bianco e nero dell’epoca, sui teleschermi.
Benvenuti ce la fece d’un pelo e passai un ottimo genetliaco.
Un pareggio a Akron, Ohio
Messa in cantiere la triplice sfida con Emile Griffith (vinto, perso, vinto) e in cassaforte la cintura dei medi, prima di affrontare in difesa del titolo Don Fullmer, Nino Benvenuti pensò a fare cassa quattro incontri, due in italia, due oltreoceano.
Facili i primi tre, difficile il quarto. Avversario, in quel di Akron, Ohio, un pugile locale di buona consistenza. Doyle Baird – questo il suo nome – vantava a quel 14 ottobre 1968 un record di ventidue vittorie contro due sole sconfitte. Duro il confronto dal quale il triestino uscì con un pareggio.
Ecco, Akron – per quanto mi riguarda e prescindendo da ogni altra considerazione storica o sociale – va ricordata perché fu il luogo nel quale Benvenuti ebbe a registrare l’unico pareggio della carriera.
Quanto era importante il pugilato allora. Quanto!