
Non mi faranno più baronetto dopo questo articolo ma come dicono a Roma: “Quanno ce vò ce vò”. Non sbaglia un colpo re Charles in visita all’Italia, successo personale, di re, che sa come suscitare plauso e simpatia. Il discorso lo conosci meglio te di me, visto che assistevi, in presa diretta. Tocca tutte le corde che ha disposizione il sovrano, che rammento un poco smarrito e pallido, con gli antichi simboli del potere in grembo, il giorno dell’incoronazione. Aveva una cera e un piglio assai migliori a Roma.
Distratto come sono, devo essermi perso qualche passaggio.
Ha detto solo proprio le cose che si sentono nel discorso? Non voglio fare alcuna polemica faziosa, o minare gli amichevoli rapporti fra i nostri paesi, tuttavia…
La famiglia reale inglese gode da sempre di una particolare spontanea e sincera accoglienza nella nostra penisola. I suoi componenti sanno come acquistare simpatia e consenso presso gli italiani, anche se ci va poco a suscitarlo, ma nulla si toglie al sovrano…e così è stato di recente, a Roma. King Charles III in perfetta forma ha parlato al popolo nostro e ai politici e questi hanno plaudito e applaudito. Del suo discorso, che sicuramente avrai seguito, mi sono perso qualcosa? Qualche pensiero del re mi è forse sfuggito? No? Peccato! Perché mi sarebbe piaciuto sentir menzionare da sua maestà oltre a Mazzini, Marconi e Garibaldi anche Ugo Foscolo. Tu dirai: tutto qua? No. Ti dico che ha sprecato un’occasione, non dico storica, ma quasi. E non perché non ha ricordato il grande Ugo, ma perché ha tralasciato alcuni punti salienti che hanno visto incrociare e poi dividersi i destini della Gran Bretagna e dell’Italia; è o non è King Charles il discendente del re Edoardo III Plantageneto al quale i banchieri fiorentini Peruzzi e Bardi prestarono una montagna di fiorini d’oro (circa 900.000) mai restituiti perché il re fece bancarotta? Almeno l’annuncio della restituzione della prima rata per questo Natale, ci voleva, di quella immensa fortuna bruciata per finanziare le guerre del monarca di allora. Invece no! È poi vero o falso che la flotta britannica impiegava la bandiera genovese, croce rossa in campo bianco, per incutere timore ai suoi rivali, pagando alle casse della città ligure i diritti d’uso? Ci sarebbero alcuni secoli di diritti scoperti, mai pagati, prova a chiederlo al sindaco di Genova se ne sa qualcosa. E ancora, a guerra ormai finita, è vero che sulle città italiane sul finire della seconda guerra mondiale, vennero sganciate tonnellate di schifezze di bombe di ogni tipo (il criminale della RAF che l’aveva ordinato venne fatto baronetto). Oltre a Dresda, rasa al suolo, sono diverse le città italiane che hanno subito la mano pesante britannica, al punto che anche Churchill pare se ne vergognasse, dopo aver ordinato lui stesso il crimine. Qualche parola in occasione della visita alla tomba del milite ignoto all’altare della Patria, il monarca avrebbe potuto pur pronunciarla, ma nemmeno sua mamma l’aveva fatto a Dresda, l’occasione era buona per dire almeno: “scusate, abbiamo esagerato con le bombe.” Di questo e altro il re non ha parlato, peccato. C’è da capirlo. Dobbiamo accontentarci che di Garibaldi gli inglesi abbiano fatto un mito e inventato dei biscotti per festeggiarlo. Ma credo al sovrano quando dice di amare l’Italia dalla natura metamorfica, un poco meno gli credo quando ondate di bombardieri anglo americani seminavano morte sulle nostre disgraziate inermi contrade.
Verissimo.
Bravo !