
Nel 2008 un film, Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher, con Brad Pitt, evoca un racconto di Francis Scott Fitzgerald (1922), il cui protagonista nasce novantenne nella nella New Orleans del 1918, alla fine della Grande Guerra, e ringiovanisce col passare degli anni… La vicenda, che qui racconta Mauro della Porta Raffo, non è esattamente uguale, ma anche lui è nato alla fine di una guerra… (Nicola Caricola)
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Mauro della Porta Raffo
Nascerò a Roma il 17 aprile 1944 da Manlio e Annamaria, magnifici genitori.
Arriverò a Varese nell’inverno 1946/47 e quivi vivrò benissimo, soffrirò subito e per sempre di terribili e incurabili mal di testa, sarò un mediocre se non un pessimo scolaro. Alle medie e al liceo verrò rimandato e bocciato giustamente più volte.
arriverò alla laurea trentenne per anzianità e per puro miracolo e, ciò malgrado, saprò assolutamente tutto.
Leggerò milioni di libri: romanzi, novelle, saggi… Vedrò milioni di film… Amerò il teatro e la lirica… Farò mille mestieri. Sarò direttore di un ente pubblico locale. Tenterò la strada dell’avvocatura. Giocherò per anni d’azzardo, frequentando casino, bische, ippodromi, biliardi. Mi trasformerò in agente assicurativo. Terrò con successo corsi di marketing e public speaking, senza nulla conoscere della materia.
Arriverò del tutto casualmente alla scrittura. Pubblicherò articoli e libri…non sarò mai ricco. Liberale da giovane, diventerò anarchico individualista liberale radicale di destra dopo i cinquant’anni. Lascerò senza rimpianti la politica nel 1978 rassegnando irrevocabili dimissioni da diciassette diversi incarichi pubblici o di partito.
Parlerò in pubblico con facondia e scriverò magnificamente. Diventerò, invecchiando, sempre più bello. Prenderò di petto difficoltà e infinite malattie. Ripercorrerò insomma la stessa intensissima e splendida vita che ho vissuto, con una sola eccezione: a
amerò pubblicamente molte e molte donne, dalle quali avrò decine e decine di figli, e spronerò questi ultimi a darmi un’infinità di nipoti.
Troppa, infatti, e spesso insostenibile, l’angoscia che mi assale, allorquando i miei abiatici Giulio e Tommaso stanno male, fosse pure soltanto un raffreddore. Troppa, poi, pensando al futuro.
Che volete? Sono profondamente e irrimediabilmente egoista!