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Siracusa. “Elettra” di Sonia Bergamasco convince e seduce il pubblico del Teatro Greco

L'opera curata dal regista Roberto Andò ha aperto la 60.ma stagione delle Rappresentazioni Classiche. Cast misurato per accogliere la dismisura del personaggio di Sofocle. Superlativa l'attrice milanese. Teatro sold out e cinque minuti di applausi

by Daniela Sessa
10 Maggio 2025
in Cultura
1

Si rannicchia sul pianoforte in posizione fetale: così Elettra consuma il suo dramma senza fine, la vendetta continua che la tiene in vita. Roberto Andò non le scrolla di dosso nemmeno un granello della polvere accumulata negli anni in cui ella ha odiato la madre Clitemnestra e amato smisuratamente Agamennone, il padre. Il sangue materno sulle mani di Oreste non l’asseta. Anzi, Andò la vuole asciutta, disseccata, grigia fino alla fine. Che è poi l’inizio; creatura incapace di uscire dal confortevole grembo, al di qua degli orrori del mondo. Grembo paterno.

L’eroina di Sofocle, assolvendo al dettato di Goethe del dilemma insolubile, contrappone alla Dike materna la Dike per il padre e in quest’ultima si chiude con lucida disperazione. L’operazione registica di Andò è un caso di fedele tradimento. Filologicamente sofoclea, la sua Elettra non poteva che essere contemporanea. Quindi atemporale come il dolore senza fine della sua protagonista.

La tragedia. Elettra, scritta probabilmente negli stessi anni di Filottete (409 a.C.), è una tragedia dell’assoluto e della solitudine. Sofocle amava stagliare personaggi che smarriscono il limite, titanici portatori di dolore, proiettati al di dentro in un’elaborazione tutta intima del senso morale che li porta a non sottrarsi all’estremo sacrificio di sé. In una Micene, che Andò pensa come un “edificio natura- morta” (scene e luci di Gianni Carluccio), la giovane Elettra (Sonia Bergamasco)  vive sulla soglia della reggia diroccata che la rifiuta (Egisto vuole rinchiuderla in una buia prigione, Clitemnestra non la comprende, la sorella Crisotemi vorrebbe salvarla da se stessa) aspettando il ritorno del fratello Oreste e la vendetta. Siamo dentro la saga degli Atridi: Clitemnestra aveva ucciso Agamennone per il sacrificio della loro figlia Ifigenia. Dopo dieci anni Oreste giunge a Micene insieme al pedagogo (interpretato da Valerio Nigrelli) e il muto Pilade (nel ruolo Rosario Tedesco), per il quale Sofocle come Euripide realizza la prassi di Kophà pròsopa ossia l’inserimento del personaggio muto.

Elettra può finalmente raggiungere il suo scopo, uccidere la madre e il so amante, dopo essersi risolta a farlo da sola e aver cercato di convincere la docile Crisotemi (buona la prova di Silvia Ajelli) nonostante questa e le corifee (Paola De Crescenzo, Giada Lorusso e la bravissima Bruna Rossi) tentino di dissuaderla.

 

Oreste, affidato a Roberto Latini capace di donare all’orizzontalità del personaggio sofocleo la cifra pirandelliana dell’eroe tragico senza cieli di carta, uccide la madre e poi Egisto (Roberto Trifirò) qui reso con una cifra ironica volta, forse, a sottolineare la superfluità del personaggio ma che abbassa di un tono di troppo il ritmo della messinscena.

Questo il “calvario emotivo” di Elettra come lo definì Francis Dunn, autore di un importante lavoro su Elettra  di Sofocle, e come l’ha voluto Roberto Andò ossia fare di Elettra, sempre per citare Dunn, “il problema centrale del dramma“. Quindi un’operazione filologicamente perfetta: Sofocle lascia nell’ombra il sangue di Clitemnestra ed Egisto, fa del sangue di Ifigenia necessità e assolve il padre perché è lei madre, sebbene madre senza ventre, con la sterilità iscritta nel suo stesso nome.

Lo scontro tra Clitemnestra (Anna Bonaiuto riempie il teatro con la sua presenza scenica e una voce di timbro ammaliante) ed Elettra è concentrato sulla rivendicazione della maternità e rivela la tragedia dell’incomunicabilità. Così Andò ci porta nel ‘900 e lo incarna nella figura senza carne di Sonia Bergamasco.

Sonia Bergamasco. Non ci sarebbe stata Elettra di Andò senza Sonia Bergamasco. L’attrice realizza il sogno di ogni regista: dare corpo, volto, voce, gesto, anima ai fantasmi della mente del regista. Bergamasco ha tatuato sul corpo tutta la gamma dei sentimenti di Elettra. Delirante e lucida, infelice e sola, attraversata dall’aridità e dalla vergogna, “costretta da eventi terribili” e incarcerata dalla rabbia.

Bergamasco si è fatta esile, ha prosciugato ogni fibra del suo corpo, ha assottigliato lo sguardo, ha tagliato i capelli, ha controllato il movimento del corpo per fargli acquisire un’animalità che risponde all’istinto del personaggio e al mestiere dell’attore. Interpretazione superba, con una capacità di modulare i ritmi del testo come fosse uno spartito. Perché lo spartito c’è e sta sul pianoforte a sinistra della scena, dalla parte opposta di un letto di ferro rotto e coperto di macerie: alcova negata da Clitemnestra o dal destino? Così Elettra al coro: “A me si è inchiodato nel cuore il lamentoso usignolo, messaggero di Zeus, che in eterno piange…” : Bergamasco si mette al piano e suona. Usignolo essa stessa con il suo canto trafitto di sangue come l’usignolo di Wilde. Per amore Elettra fa della musica il rifugio, uno spazio esiguo di fronte all’infinito del suo dolore. Si contorce, si piega, si drizza, fa gesti spogli, urla e si lamenta, “Bestia” la insulta Clitemnestra. Bergamasco ha finito per farsi personaggio, l’ha fatto dialogare con lo spazio, costringendo lo spazio enorme del Teatro Greco a farsi claustrofobico. Lo spettatore è condotto dietro le sbarre della sua psiche. Personaggio cerebrale, verrebbe da dire conteso tra la chirurgia del discorso pirandelliano e il lirismo debordante del sentire shakespeariano, fino allo scandalo dei flebili gesti erotici citati da Hofmannsthal. Bergamasco rende atemporale il suo personaggio spostando la staticità dalla dimensione spaziotemporale alla dimensione attoriale.

La traduzione. Il corpo dell’attore è il corpo delle emozioni del personaggio. Tragedia della parola, Elettra si avvale di una traduzione altissima. Giorgio Ieranò non ha rinunciato alla solennità sofoclea né alle stringhe sonore né all’inarcatura dei versi, esaltando così la modernità dell’espressione sofoclea. Parole alate quelle di Ieranò che s’impennano nella tensione della prima parte dell’opera, dilatata al massimo, e si concentrano dopo l’agnizione di Oreste. Ieranò traduce la polisemia propria di Sofocle in un gioco di parole giocato sulle assonanze “O esci di senno o sei assennata” o su immagini delicatissime “un anziano cui sono fioriti i capelli bianchi”. Senza tacere del pregio di una traduzione capace di far sentire il ritmo del verso dentro la colloquialità del discorso. Anche in questo la contemporaneità è la cifra di Elettra di Andò.

La messinscena. Contemporaneo come declinazione della staticità è nella progettazione atemporale dei costumi di Daniela Cernigliaro, che lacera le vesti di Elettra e crea cromatismi fangosi mischiati ai colori dei costumi degli altri personaggi, delle musiche di Giovanni Sollima. Il compositore ha messo la musica al servizio della messinscena, evitando il tappeto sonoro, riducendo a lacerti gli interventi musicali e ricorrendo all’alternanza tra sonorità classiche del pianoforte e quelle elettriche ed elettroniche delle chitarre e degli effetti di Hubert Westkemper che fanno da didascalia all’omicidio fuori scena.Una menzione a parte spetta al coro. Il coro delle donne di Micene, formato dalle allieve dell’Accademia dell’INDA e da Simonetta Cartia, è muto. Luna Cenere lo utilizza come elemento scenico dinamico: riempie lo spazio interpretando strofe e antistrofe come un dialogo tra aperto e chiuso. Molto suggestivo il passaggio in cui le donne giocano con il movimento dei capelli nella citazione del teatro danza.

 

Elettra mancava dal Teatro Greco da dieci anni. Andò ha fatto sentire quanto fosse necessario raccontare questo personaggio eccentrico che sfida a non tacere le emozioni e costringe alla concentrazione. Sfida vinta con cinque minuti di applausi.

 

Foto di Franca Centaro. Foto dei saluti di Barbadillo.it

Daniela Sessa

Daniela Sessa

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Tags: daniela sessaDaniele Pitterifondazione indaFranca CentaroGaspare Ursomarina valensiseroberto andòSonia Bergamasco

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