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Medio Oriente. E’ necessaria la nascita del “diritto delle operazioni umanitarie”

I conflitti sono sempre meno regolati e più crudeli: è impossibile applicare il principio di distinzione, che vorrebbe separare combattenti da non combattenti, secondo definizioni delle convenzioni internazionali

by Francesco Cosimato*
9 Maggio 2025
in Corsivi
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Cartografia della Striscia

Il dibattito sul triste conteggio di vittime civili in Medio Oriente e, soprattutto, a Gaza, comprensibile sia dal punto di vista palestinese, sia da quello israeliano, sembra privo di elementi essenziali.

Si dimentica che è un conflitto asimmetrico, a differenza di quello tra Russia ed Ucraina. Parliamo quindi di una situazione ove è impossibile applicare il principio di distinzione, che vorrebbe separare combattenti da non combattenti, secondo definizioni delle convenzioni internazionali.

Hamas ed Hezbollah, in maniera leggermente diversa, sono organizzazioni terroristiche che si basano sul supporto che solo la popolazione civile può dare a forme di lotta che, pur genericamente, potremmo definire “di guerriglia” o “non convenzionali”. Senza il supporto delle popolazioni civili, queste organizzazioni sarebbero già state debellate.

Interdizione di area

Queste forme di lotta, che vanno dalla guerriglia a quella che in ambito militare viene definita “interdizione d’area”, si basano sulla permanenza delle forze non convenzionali in aree rifugio, che una impervie, montagnose o boscose, ma che ora sono anche il sottosuolo, con una rete di cunicoli e strutture sotterranee che, interdette ai civili, proteggono solo gli armati.

Sparare dall’alto contro queste strutture vuol dire colpire soprattutto i civili che, offrendo riparo a questi miliziani irregolari, divengono obiettivi legittimi e vengono condannati a morte. Difficilmente verranno colpiti i veri obiettivi di Israele. Ciò che è più sconcertante è che queste azioni sono anche inefficaci rispetto agli obiettivi dell’azione militare israeliana. L’uso di armamenti per operazioni convenzionali in questo scenario, ancorché possibile, è concettualmente sbagliato.

North Ireland Training

Molti anni fa partecipai in Gran Bretagna, durante uno scambio addestrativo, a un’attività militare chiamata “North Ireland training”: consisteva nel pattugliamento, in ambiente urbano, per individuare e colpire solo la fazione militare dello Sinn Fein. il Partito allora indipendentista, questo approccio era particolarmente attento a evitare danni collaterali.

La lotta a queste forme di combattimento non convenzionale presuppone ogni possibile azione per dividere la popolazione dai miliziani, ma l’aver lasciato la popolazione civile in balia di Hamas è stato un errore non solo degli israeliani, ma di noi tutti. Tutti gli aiuti che arrivano a Gaza sono gestiti da Hamas, cioè da una delle parti in lotta, così la guerra non finirà mai.

Un altro elemento non menzionato è che il diritto dei conflitti umanitari non può rivolgersi solo a chi preme la leva di sparo o il bottone che lancia un missile, ma anche a coloro che, rifiutando di ospitare la popolazione civile, creano le premesse per il massacro. Parliamo non solo di governi, ma anche di organizzazioni governative e non governative, che, appoggiando Hamas o Hezbollah, di fatto si schierano per una fazione e prolungano la guerra.

Hamas e Hezbollah

Nel corso delle varie crisi che ho visto in missioni di peacekeeping, ancorché esistano delle organizzazioni intenzionate a svolgere un’operazione di raccordo tra Ong, in realtà non c’è alcuna reale forma di coordinamento: ogni organizzazione agisce secondo le direttive dei suoi finanziatori e opera in maniera avulsa da accordi internazionali, quando ci sono.

Oltre ad Israele, tutti gli Stati che insistono sull’area mediorientale rifiutano di ospitare la popolazione, talché anche quei governanti li condannano a morte. Ciò ha posto le premesse per la perdita di molte vite umane. Portare aiuti a qualcuno che è soggetto a una fazione in lotta non è meramente un atto umanitario, ma è un’azione che ha aspetti che prolungano la guerra, favorendo uno dei contendenti.

Ero in Somalia nel 1993, ai tempi dell’Operazione Unosom II”. Il contingente italiano non permetteva ai miliziani delle tribù locali di avvicinarsi alle distribuzioni di viveri. Solo la popolazione ne poteva beneficiare. Ciò proprio per spezzare il legame di sudditanza che, inevitabilmente, si stabilisce tra le fazioni in lotta e le relative comunità. Gli attacchi, che il contingente italiano subì, erano dovuti alla sua efficacia nel limitare le tribù in lotta.

Troppo spesso nelle operazioni di peacekeeping organizzazioni non governative e, a volte, governative, hanno posizioni di supporto non alla popolazione, ma alle milizie. Questo è successo anche a Gaza, con le accuse all’agenzia Unrwa di aver partecipato ad azioni militari di Hamas.

Colpe dei politici

Auspico la nascita di un diritto delle operazioni umanitarie, che risolva questi problemi, anche se è un discorso molto difficile. Il diritto umanitario non può essere solo il modo per far rispettare acriticamente il principio di distinzione e il principio di proporzionalità nell’uso dei sistemi d’arma. Deve piuttosto essere uno strumento che affronta nodi e colpe. che non possono essere addossate al solo Comandante della Forza Militare.

Il fatto evidente è che la giurisdizione di cui parliamo, il Diritto Umanitario dei Conflitti Armati, non è ratificata da molti Stati, così come non lo è il Trattato della Corte Penale Internazionale. Si arriva all’assurdo che gli Stati, che non riconoscono la corte, arrivano a pretendere dagli altri quello che non accettano per sé.

Appartengo a una cultura militare che non prescinde dal rispetto delle Convenzioni dell’Aja e di Ginevra. Vedo inasprirsi la guerra, soprattutto quella asimmetrica, che diventa uno strazio dell’umanità, senza una regola, senza uno scopo, ma in cui tutti accusano gli altri di essere inumani.

L’orrore di Dresda 1945

A chi muore sotto i bombardamenti – dai tempi di Dresda, il più terribile esempio di atto terroristico – non interessa sapere se entrerà nel conteggio del genocidio o delle vittime collaterali. A chi è ostaggio di milizie poco importa sapere che è una pratica vietata, se si rimane privi della libertà. Ogni parte assolve se stessa e condanna l’avversario con giudizi frettolosi. Le forze regolari chiedono di poter usare una forza sempre maggiore, quelle irregolari agiscono in maniera sempre più spregevole e spregiudicata.

In guerra non esistono innocenti e colpevoli, ma solo diversi tipi di colpevoli. Hamas è colpevole per gli attacchi che porta indiscriminatamente contro i civili israeliani. Israele è colpevole per l’uso di una forza eccessiva e inutile.

*Generale di brigata (ris.)

Francesco Cosimato*

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Tags: diritto delle operazioni umanitarieFrancesco Cosimato*

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