“La pace sia con tutti voi!” Le prime parole di Leone XIV, pontefice statunitense, sono per la pace. Una parola, molto probabilmente, meditata con cura e che resterà scolpita nella storia perché intercetta ed esorcizza le inquietudini di un mondo a pezzi. Tra guerre che si fa fatica a spegnere, riarmi in atto e il riaccendersi del conflitto tra indiani e pachistani.
Non sia è presentato però da pacifista. Ma da cristiano. E lo ha spiegato immediatamente: quello pronunciato dalla Loggia delle benedizioni «è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!».
Agostiniano, neanche settantenne e con origini italiane. Americano come Jorge Mario Bergoglio, ma già diverso nello stile e nel vestiario. Segnale, questo, che non si sente vincolato all’eredità ancora tangibile del pontefice argentino. Sul cammino sinodale, lo ha chiarito con estrema chiarezza, batterà invece sulla medesima strada. Ma lo farà con una particolare attenzione al Canone e allo spirito missionario, in ossequio ai suoi carismi.
Un papa moderato e dal passo mariano. Che ha pregato e fatto pregare con la preghiera per eccellenza della cattolicità, l’Ave Maria. E poi il nome. Il richiamo immediato è a quel Leone XIII che aprì la grande stagione delle encicliche sociali senza rinunciare a un profilo dottrinario granitico.
Insomma, il nuovo vescovo di Roma – al secolo Robert Francis Prevost – si presenta bene e piace. Comincia una pagina importante della Storia della Chiesa.